Il 27 marzo del 1861 il Parlamento del Regno d’Italia proclama Roma sua Capitale, nonostante la città sia ancora sotto il dominio dello Stato Pontificio. A convincere i deputati è il discorso di Cavour che pronuncia la storica frase: “Libera Chiesa, in libero Stato”. Una seduta storica, questa del 27 marzo 19861, ultima pietra dell’Unità d’Italia. “Roma è la sola città d’Italia che non abbia memorie esclusivamente municipali; tutta la storia di Roma, dal tempo de’ Cesari al giorno d’oggi, è la storia di una città la cui importanza si estende infinitamente al di là del suo territorio; di una città cioè destinata ad essere la capitale di un grande Stato”, dice Cavour.
Sempre al Parlamento Cavour sottolinea: “Rimane a persuadere il pontefice che la Chiesa può essere indipendente, perdendo il potere temporale. Ma qui mi pare che, quando noi ci presentiamo al pontefice, e gli diciamo: santo padre, il potere temporale per voi non è più garanzia d’indipendenza; rinunziate ad esso, e noi vi daremo quella libertà che avete invano chiesta da tre secoli a tutte le grandi potenze cattoliche; di questa libertà voi avete cercato strapparne alcune porzioni per mezzo di concordati, con cui voi, o santo padre, eravate costretto a concedere in compenso dei privilegi, anzi peggio che dei privilegi, a concedere l’uso delle armi spirituali alle potenze temporali che vi accordavano un po’ di libertà; ebbene, quello che voi non avete mai potuto ottenere da quelle potenze, che si vantavano di essere i vostri alleati e vostri figli divoti, noi veniamo ad offrirvelo in tutta la sua pienezza; noi siamo pronti a proclamare nell’Italia questo gran principio: libera Chiesa in libero Stato”.