La scuola in Italia? Meglio che altrove. Cala il gap tra ricchi e poveri
Top

La scuola in Italia? Meglio che altrove. Cala il gap tra ricchi e poveri

Lo studio Ocse mette in luce come l'Italia sia capace di attenuare le differenze socio-economiche di partenza.

Scuola italiana
Scuola italiana
Preroll

globalist Modifica articolo

29 Marzo 2017 - 16.24


ATF

 

La scuola italiana funziona meglio di quella di molti altri paesi dell’Ocse, in particolare per quanto riguarda l’inclusione dei ragazzi delle scuole superiori provenienti da famiglie con una condizione non favorevole. È quanto emerge da uno studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, basato sul confronto tra i dati delle indagini Ocse-Pisa sulle competenze scolastiche e sulle competenze degli adulti (26/28 anni). 

Nel nostro Paese, le differenze socio-economiche di partenza pesano meno, ma ritornano a farsi sentire dopo l’uscita dalla scuola. L’Italia si posiziona a ridosso della media delle nazioni esaminate (in totale 21) in posizione positiva, rispetto ai valori della ricerca. 

In generale, il divario del punteggio nell’alfabetizzazione associato all’istruzione dei genitori è di grandi dimensioni, all’età di 15 e tende ad allargarsi, come dimostra l’analisi realizzata sul campione di studenti osservato dall’indagine Ocse-Pisa giovane età adulta.

Nella Repubblica Ceca, in Danimarca e in Polonia, il divario è superiore a 0,5 all’età di 15 anni e aumenta a 27 anni. Invece, in Belgio (Fiandre), in Canada e negli Stati Uniti il divario è maggiore di 0,5 a 15 anni ma diminuisce a 27 anni. In Nuova Zelanda, Norvegia e Svezia il divario con il livello di istruzione dei genitori è ridotto all’età di 15 anni (0,3) ma aumenta da giovani adulti e, in Nuova Zelanda, arriva fino a 0,8. In Corea il divario è basso all’età di 15 anni e rimane sempre ad un livello non alto.

Leggi anche:  Alfabetizzazione, nuovo studio Ocse: finlandesi al primo posto, Italia in fondo con Lituania e Polonia

Il divario con l’istruzione dei genitori all’età di 15 è di medie dimensioni in Australia, Austria, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia e Spagna. Resta stabile in Germania, mentre tende a crescere in altri paesi.

L’indice che descrive la sperequazione in termini di preparazione tra soggetti più e meno fortunati, riguardo alle competenze linguistiche dei quindicenni, vale per l’Italia 0,45 mentre a livello Osce sale a 0,48. Per la Danimarca è pari a 0,64 e per la Germania sfiora il valore di 0,49. In altri termini, la scuola italiana è più inclusiva di quanto si pensi e riesce a supportare meglio i soggetti meno fortunati.
Una caratteristica che viene confermata anche dopo il diploma. Perché, fin quando gli studenti frequentano la scuola il divario si mantiene entro livelli bassi. Ma a 27 anni in Italia il divario si amplifica anche oltre la media Ocse: 0,67, in Italia, e 0,61 a livello internazionale. La conferma che in Italia la scuola riesce ad attenuare le differenze socio-economiche di partenza. Caratteristica che, con valori diversi, si mantiene anche riguardo alla Matematica: quella che gli inglesi chiamano la numeracy

I dati – ha commentato il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli – ci dicono che la scuola italiana è una scuola inclusiva, capace di supportare le studentesse e gli studenti che partono da condizioni più svantaggiate. Una scuola di cui possiamo essere orgogliosi e a cui dobbiamo ora continuare a garantire strumenti e risorse perché possa attuare sempre pienamente l’articolo 3 della nostra Costituzione, garantendo a tutte le ragazze e tutti i ragazzi pari opportunità e uguaglianza. In questa direzione vanno gli investimenti che stiamo facendo sulle competenze delle studentesse e degli studenti attraverso i fondi PON che abbiamo messo a bando nelle scorse settimane”. 

Leggi anche:  Alfabetizzazione, nuovo studio Ocse: finlandesi al primo posto, Italia in fondo con Lituania e Polonia

“I dati Ocse – ha continuato Fedeli – confermano che il nostro sistema scolastico funziona: fra le nostre e i nostri quindicenni le differenze socio-economiche di partenza pesano meno che in altri Paesi. Questo divario, però, torna a farsi sentire dopo l’uscita dal sistema scolastico. È quindi molto importante investire anche sull’acquisizione di competenze lungo tutto l’arco della vita e aiutare le ragazze e i ragazzi, soprattutto chi è in condizione di svantaggio, ad affrontare al meglio la transizione dalla scuola agli studi successivi o nel mondo

Native

Articoli correlati