Guai per Corona, i testi cambiano versione: pagava in nero
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Guai per Corona, i testi cambiano versione: pagava in nero

Un collaboratore, un concessionario d'auto e il padre di un giovane motociclista rivedono le loro deposizioni rese durante l'inchiesta.

Guai per Corona, i testi cambiano versione: pagava in nero
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30 Marzo 2017 - 17.35


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Ascoltati dai carabinieri in fase di indagini preliminari, avevano fatto mettere a verbale di non aver “mai pagato in nero” Fabrizio Corona. Oggi, invece, una volta saliti sul banco dei testimoni nel processo che vede l’ex fotografo dei vip imputato con l’accusa di aver occultato circa 2,6 milioni (1,7 milioni nascosti nel controsoffitto dell’abitazione della sua collaboratrice Francesca Persi e altri 860 custoditi all’interno di due cassette di sicurezza di una banca di Innsbruk, in Austria) entrambi hanno ritrattato cambiando del tutto versione: in due hanno ammesso di aver dato a Corona soldi in contanti per alcune attività di promozione, con uno di loro che ha sottolineato di aver visto l’ex fotografo incassare fino a 20 mila euro per una serata in discoteca.
Uno dei testimoni ha riferito di aver affidato a Corona l’incarico di docente di un corso di marketing dedicato agli stagisti della sua azienda di promozione cinematografica. “Mi sono rivolto a lui – ha spiegato in aula – perchè come uomo marketing è uno dei migliori in Italia”. E, ha aggiunto, “sugli stage io e Fabrizio ci siamo divisi qualche soldo in nero, non ricordo quanto…”. L’uomo, poi, fece anche il “procacciatore di clienti” per Atena, la società titolare dei diritti di immagine di Corona gestita solo formalmente da Francesca Persi e il cui amministratore di fatto, sostiene l’accusa, era lo stesso ex fotografo: “Io portavo clienti ad Atena che pagavano in nero. Soldi che dividevo con Fabrizio, 50% a testa”. Il testimone ha anche sottolineato che negli uffici di Atena “girava tanto nero” e che “Corona guadagnava moltissimo”. A quel punto il pm Alessandra Dolci gli ha domandato come mai avesse negato tutto questo davanti ai carabinieri che lo ascoltarono a novembre scorso. E lui ha replicato: “Io soffro di ansia, in quel momento mi sono agitato e ho avuto paura”.

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Anche il secondo testimone ha riferito di aver messo in contatto Corona con alcuni clienti, “tutti amici miei”, per attività di promozione legate alle loro attività commerciali. “Erano parrucchieri, titolari di bar e altri negozi. Avrò organizzato per loro 4 o 5 eventi in tutto, pagando Fabrizio circa 1.000, massimo 1.500 euro per ciascun evento, sempre in contanti e sempre in nero. In tutto gli avrà dato 7 o 8, al massimo 10 mila euro”. Il giovane accompagnò Corona ad alcune serate in discoteca. E, ha sottolineato, “varie volte ho visto che veniva pagato in nero. Fabrizio poteva arrivare a prendere anche 20 mila euro per una serata in discoteca”.
Anche il terzo testimone ascoltato oggi in aula ha cambiato versione rispetto a quella fornita durante le indagini. L’uomo si era rivolto all’ex fotografo per “dare visibilità a mio figlio che corre in moto”. Atena gli propose un contratto da 10 mila euro, ma “lo rifiutai perché era fuori dalla nostra portata”. Allora “ci accordammo per un servizio fotografico” e “pagai Corona 2 mila euro con un assegno bancario”. Altri pagamenti in nero? “Assolutamente no”, ha assicurato. I difensori dell’ex fotografo, gli avvocati Ivano Chiesa e Luca Sirotti, hanno obiettato che, oltre al servizio fotografico, per suo figlio furono organizzate anche una serata ad hoc in un noto locale milanese, un servizio giornalistico su una rivista specializzata di motociclismo e un invito al Maurizio Costanzo Show. Ed è intervenuto anche il presidente dei giudici, Guido Salvini: “Stia tranquillo – lo ha rassicurato – non le succede niente. Lei racconti esattamente come sono andate le cose, non è che domani si presenta la Guardia di Finanza, ha la mia parola”. A quel punto, l’uomo ha ammesso che Corona venne “sicuramente” pagato in nero da un suo amico, l’uomo che lo aveva messo in contatto con l’ex fotografo. Quanto è bastato per scatenare la reazione dell’avvocato Chiesa: “Lei dai carabinieri aveva detto una cosa diversa. Questo è un processo penale, c’è un uomo in carcere”. E ancora, rivolto ai giudici: “Nei verbali acquisiti ci sono un sacco di reticenze. Bisogna richiamare tutti i testimoni e strappare loro un dente alla volta finchè non dicono la verità”.
All’udienza di oggi erano attesi anche altri due testimoni che però non si sono presentati in aula. Per loro, è stato disposto l’accompagnamento coatto da parte all’udienza del 6 aprile. Dopo la loro deposizione, è previsto l’interrogatorio in aula dello stesso Corona.

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