Storia di Virginia Tonelli, la partigiana coraggiosa che i nazisti bruciarono viva
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Storia di Virginia Tonelli, la partigiana coraggiosa che i nazisti bruciarono viva

Tra le tante eroine della liberazione dell'Italia dal nazi-fascismo la storia dell'eroina che morì per non tradire

Virginia Tonelli
Virginia Tonelli
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

24 Aprile 2017 - 17.06


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Oggi ricordiamo Virginia Tonelli. Una tra migliaia di partigiane e patriote italiane che sono morte per un’Italia migliore. Nacque nel 1903 in una famiglia povera, il padre era un muratore che manteneva sette figli e che morì di tifo nel 1915. Virginia così dovette divenire grande presto. Prima lavorò come sarta e poi come infermiera, impiegandosi nell’Ospedale infantile di Venezia. Iniziò a occuparsi di politica a 27 anni quando aderì al Partito comunista, ovviamente in clandestinità.

Nel 1933 emigrò in Francia, a Tolone, mantenendosi come donna di servizio e sposando nel 1937 Pietro Zampollo, un compagno di partito che andò a combattere in Spagna nelle Brigate internazionali per sostenere la Repubblica, dove fu ferito, rimandato in Italia e imprigionato.

E qui a a Tolone che Virginia diventa una rivoluzionaria di professione, ospitò diversi compagni che si muovevano tra l’Italia, la Francia e la Spagna: tra i più noti, Giorgio Amendola, Giuseppe Dozza, Giancarlo Pajetta ed Emilio Sereni.

Nel 1943 la direzione del partito le ordinò di rientrare a Castelnovo per svolgervi azioni di propaganda e di protesta. In una di queste, il 14 giugno fu arrestata, ma la caduta del regime la fece tornare in libertà.

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Ma con l’occupazione tedesca seguita all’armistizio dell’8 settembre e con la costituzione della Repubblica di Salò, Virginia dovette rientrare nella clandestinità, impegnandosi attivamente nella Resistenza con il nome di battaglia di Luisa. Il suo compito consisteva nel diffondere materiale di propaganda e di raccogliere e consegnare materiali per il sostegno delle formazioni partigiane operanti in Veneto e nel Friuli.

Mentre con un’altra compagna, Wilma Tominez Padovan, trasportava documenti da Udine a Trieste, il 19 settembre del 1944, fu arrestata dai fascisti e rinchiusa in carcere, dove fu torturata per giorni per strapparle informazioni, ma Virginia non parlò. Fu allora portata nella Risiera di San Sabba e bruciata viva il 29 settembre.

Il 25 gennaio 1971 alla sua memoria fu conferita la medaglia d’oro al valore militare.

Le parole del poeta Tito Maniacco poste su una lapide a Castelnovo ricordano il sacrificcio di questa ragazza italiana. 

In memoria di coloro che non piegarono

e di Virginia Tonelli “Luisa”

che quando la terra era sotto il piede nazista e fascista

oscura parlò, convinse, lottò.

Catturata trasformò in silenzio l’odio del popolo

e in silenzio morì alla Risiera di San Sabba.

O tu che passi per il tuo pacifico lavoro

ricordati di ricordare.

Ecco, a tutti coloro che domani sfileranno, abbandonate rancori inutili e ricordatevi di ricordare. 

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