E poi in mezzo agli ululati di odio c’è l’umanità.
Marta Gaia Sebastiani è stata la compagna di Luca Varani per anni. Una vedova bianca che non ha mai espresso una parola di odio nè un desiderio di vendetta contro coloro che le hanno strappato il suo innamorato.
Eppure il suo Luca non gliel’hanno solo ucciso, l’hanno torturato perché “volevano vedere come soffre un uomo”. Seviziato per gioco da Marco Prato e Manuel Foffo durante un festino dove la droga certo non mancava.
Oggi la notizia del suicidio di Prato nel carcere di Velletri (Roma), in cui era detenuto. Domani avrebbe avuto l’udienza del processo ma è stato trovato, durante il giro di ispezione, con un sacchetto di plastica in testa: è morto soffocato. Il suo compagno di cella non si è accorto di nulla.
Prato aveva 31 anni. Il pm di turno ha autorizzato la rimozione della salma su cui verrà effettuata l’autopsia. Per l’omicidio di Luca Varani è già stato condannato, in abbreviato, a 30 anni, Manuel Foffo che, con Prato, aveva seviziato e ucciso la vittima. Prato, a differenza del coimputato, aveva scelto il rito ordinario.
Marta Gaia dopo aver appreso questa notizia ha scritto sul suo profilo Fb:”Una vita è una vita. Sono scioccata per quanto accaduto …Solo due parole: silenzio e rispetto per il lutto delle famiglie“. Quanto coraggio ci vuole a non odiare chi ti ha distrutto la vita, chi ha spento per sempre quella di un tuo caro.
Ma forse lei conosce realmente il significato della parola vita, la sua importanza al di sopra di tutto. Una lezione di umanità in un mare di intolleranza e odio. Ne avevamo bisogno, ci offre la speraza che non tutti ci siamo trasformati in boia da tastiera.