La pornografia non fa male ma ci ucciderà
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La pornografia non fa male ma ci ucciderà

In moltissimi video le donne vengono trattate peggio degli oggetti: soffocate e martoriate. E anche i giovanissimi li possono vedere. Quale sarà la loro sessualità reale?

Pornografia
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David Grieco Modifica articolo

3 Agosto 2017 - 11.02


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È in corso un dibattito estivo che ha per argomento la pornografia. La pornografia che dilaga in rete. La pornografia che si può vedere e gustare ovunque, anche seduti in aereo accanto a una ragazza minorenne, come ha fatto giorni fa un attempato passeggero nella speranza di circuire la sua occasionale compagna di viaggio.
Gli esperti sentenziano che la pornografia non fa male alla salute. Quali esperti? Illustri professori, medici, forse veterinari.
Forse tutti questi esperti non hanno mai guardato i milioni di video porno che circolano su Internet e che hanno per protagoniste milioni di donne giovanissime, giovani e persino anziane che vengono strapazzate, soffocate, trapanate, martoriate, sbattute a destra e a manca da gruppo di uomini che le trattano neppure come oggetti, ma piuttosto come strofinacci per lavare il pavimento.
Queste donne spesso sembrano vittime di stupri inimmaginabili. Ma ancora più spesso sembrano provare piacere ad essere trattate in questo modo. Non ho idea se ricevano un compenso, non ho idea se lo facciano per noia, non ne ho proprio idea. Qualcuno dovrebbe indagare. A me, confesso, manca il coraggio di farlo.
Come giornalista, rischiare la vita per indagare su qualunque ingiustizia mi pare necessario, ma davanti a un simile orrore non mi vergogno a dire che questo e troppo anche per me. Perché non si tratta di bestialità. Non ho mai visto nessuna specie animale praticare il sesso in questa maniera.
Quando penso che bambini e bambine di 7, 8, 10 anni possono facilmente accedere a queste immagini, mi chiedo cosa ne sarà poi delle loro prime, reali, esperienze sessuali e della loro vita in generale. Credo che vi sia un nesso fin troppo diretto tra questa pornografia e il moltiplicarsi di stupri e femminicidi. Ma non sono un medico. Sono soltanto un giornalista, uno scrittore, un regista. E non potrei mai trovarmi dietro la macchina da presa a filmare ciò che vedo in questi milioni di video porno.
Come giornalista, so e posso dimostrare che la pornografia in rete ha avuto un ruolo non indifferente nella degenerazione della cosiddetta Primavera Araba, quando il web si spalancò di colpo iper più di un miliardo di cittadini islamici.
Come essere umano ateo, ritengo che il lavaggio del cervello praticato attraverso le nuove tecnologie può esserci fatale.
Come individuo di una certa età, ricordo i vostri rapporti spontaneamente paritari tra uomini e donne negli anni Sessanta e Settanta. Anche allora si consumavano e si subivano tradimenti e adulteri. Anche allora si provava dolore. Si parlava, si litigava, ma qualunque forma di violenza era bandita perché non si riusciva nemmeno a concepirne il pensiero.
Mi sono battuto per tutta la vita contro la censura e non la invocherò certo adesso. L’unico rimedio, a mio avviso, è la cultura. Ma dove è finita la cultura in questo post consumismo ancor più barbaro del consumismo dove si consuma ormai solo carne umana?
Una simile deriva non era riuscito ad immaginarla neppure Pier Paolo Pasolini.

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