Dai migranti che infettano alla razza ariana superiore: il razzismo è tornato tra noi
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Dai migranti che infettano alla razza ariana superiore: il razzismo è tornato tra noi

Certo, la xenofobia non era mai andata via. Ma adesso i 'suprematisti bianchi' di casa nostra sono sempre più aggressivi

Mikaela Neaze Silva
Mikaela Neaze Silva
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12 Settembre 2017 - 10.40


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Essere suprematisti bianchi, oltre che un’abiezione politica, è una forma di psicopatologia sociale. Perché solo uno psicopatico può credere che una “razza” (che non esiste) possa essere superiore ad un’altra e da questa convinzione, più o meno manifesta, far discendere odio e intolleranza per le persone differenti da lui per colore della pelle, religione e nazionalità.
Il problema è che la devastazione culturale e etica alla quale si sta assistendo negli ultimi anni – non solo in Italia – ha portato a forme di regressione civile e al ritorno di “malattie” che con il tempo erano state se non superate molto marginalizzate e considerate socialmente inaccettabili, a cominciare dal razzismo.
Ma pian piano, complice la crisi e le ondate migratorie, la xenofobia e il razzismo hanno cominciato a prendere sempre più piede, aiutati da quella cloaca che sono (talvolta, non sempre) i social network nei quali gruppi e gruppuscoli di “razzisti fai da te” spopolano diffondendo ignoranza e pregiudizi.
Solo per restare alle cronache più recenti abbiamo assistito allo squallore di giornali che – contro ogni minimo buonsenso e senza una reale base scientifica – hanno indicato i migranti come responsabili della malaria. Abbiamo assistito a politici che hanno la faccia il Calderoli dare della scimmia a un’avversaria politica, insultata ripetutamente con frasi tipo: “negra vai a pulire i cessi” perché una ministra nera era consierata un affronto.
Ormai non c’è aspetto della vita civile nella quale la malapianta del razzismo non si manifesta. Due ragazzi di origine haitiana che hanno “osato” partecipare a un concorso di bellezza riempinti di insulti e contumelie perché “la bellezza italiana non è nera”.
E infine siamo arrivati perfino alle veline di striscia la notizia, ossia a Mikaela Neaze Silva, presa a male parole perché non è di “razza italica” e sarebbe stata meglio una di “pura razza ariana”.
Quattro imbecilli? Non penso proprio. A forza di dire quattro – e quindi di minimizzare – ci ritroviamo il razzismo in mezzo a noi. Dal problema dei migranti alla ius soli arrivando fino a miss Italia e Striscia la Notizia.
Il virus del razzismo può infettare molte menti. Attenzione all’epidemia prima che si diffonda troppo, altrimenti il ritorno agli orrori del passato potrebbe non essere più fantapolitica. (E. Con.)

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