Pubblicità antisemita dietro le buone maniere di Facebook
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Pubblicità antisemita dietro le buone maniere di Facebook

A mettere sotto accusa il più grande sito social un reportage informatissimo di ProPublica, la onlus che ha vinto il Pulitzrr 2017. "Così moltiplicavano le inserzioni pubblicitarie naziste per chi si dichiaravano contro gli ebrei".

Facebook, e il buco nero del nazismo on line
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globalist Modifica articolo

15 Settembre 2017 - 16.56


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Facebook cambia le regole. Niente più pubblicità mirata a chi si dichiara “antisemita” compilando i campi identificativi del proprio profilo social. “Stiamo rimuovendo dagli account tutte le informazioni di questo tipo in attesa di elaborare un algoritmo in grado di risolvere il problema”, ha precisato l’azienda in una nota diramata il 14 settembre. La contromisura del social segue di poche ore lo scoop di ProPublica, una onlus statunitense impegnata nel giornalismo investigativo. Secondo quanto riportato dagli autori dell’inchiesta, solo pochi giorni fa il social network consentiva agli inserzionisti di postare i contenuti promozionali sulle “news feed” di quasi 2.300 utenti dichiaratamente razzisti. Gli internauti erano selezionati sulla base dell’interesse per temi antisemiti (“hater degli ebrei”, “come bruciare gli ebrei”, “perchè gli ebrei rovinano il mondo”) manifestati sul loro profilo. Tutte curiosità prontamente soddisfatte con pubblicità di cimeli nazisti o con inviti a partecipare a manifestazioni di estrema destra. Per verificare l’autenticità degli annunci, i giornalisti hanno pagato 30 dollari per indirizzare ai neofascisti tre “post sponsorizzati” contenenti normali articoli o post di ProPublica. Volendo raggiungere – oltre ai 2.274 antisemiti “autoproclamati” – un pubblico ancora più ampio, i reporter hanno inserito nel form riservato ai pubblicitari parole chiave come “German Schutzstaffel” (le SS naziste), “Hitler” o “Partito nazista”. Risultato: Facebook ha approvato tutte le inserzioni nell’arco di 15 minuti, inoltrandoli regolarmente alla “news feed” degli utenti targettizzati. ” Soltanto dopo la segnalazione dei cronisti, che hanno contattato personalmente l’azienda di Menlo Park, la profilazione “antisemita” è stata rimossa dal social network. A generare i target razzisti sarebbe stato l’algoritmo che regola il sistema, elaborato proprio per smistare i contenuti in base alle esigenze degli iscritti. Facebook si è subito attivata per risolvere il problema: tra le possibili contromisure, l’azienda ipotizza la limitazione dei “campi” disponibili (come “istruzione” e “lavoro”) o un controllo delle preferenze espresse nei moduli identificativi degli account. La piattaforma web ProPublica, gestita da un’organizzazione no profit con sede a New York, ha vinto il premio Pulitzer 2017 per il “servizio pubblico” con un’inchiesta sul dipartimento di polizia della Grande Mela. 

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