E’ inutile attaccare Libero, il quotidiano di Vittorio Feltri si fa solo portavoce di un’opinione pubblica molto diffusa in questo Paese di cui abbiamo già parlato in altri articoli, ovvero che esistono vari tipi di stupri e di violenze. Alcuni più gravi altri meno. Ogni giornale parla ai propri lettori e i lettori di Libero pensano questo, che la violenza sessuale vada affrontata con dei distinguo.
Ieri il Presidente del Senato ha detto che la violenza sulle donne: “È un problema che parte da noi uomini e solo noi uomini possiamo porvi rimedio. Scusateci tutti”.Ma secondo questa parte della società che sui social sfoga la propria rabbia contro i violentatori a corrente alternata si tratta di: una generalizzazione brutale, “alla Boldrini”.
Sì, nel titolo del quotidiano appare il nome della Presidente della Camera come fosse un aggettivo negativo. La stessa donna vittima di commenti sessisti e minacce di stupro appare con un’accezione negativa. Un’altra vittima che diventa responsabile.
Il presidente Pietro Grasso nel suo discorso si riferiva all’ultima assurda morte, quella di Nicolina, la 15enne uccisa in provincia di Foggia. “A 15 anni si ha diritto di andare a scuola con la testa piena di sogni. Avevi tutta una vita davanti ma un uomo ha scelto di spezzarla con una violenza inaudita. Un enorme dolore per la tua famiglia, per i tuoi amici, per tutti noi. Purtroppo non sei la sola ad aver avuto questo terribile destino. Tante, troppo donne sono morte o sono rimaste profondamente segnate da violenze, discriminazioni, molestie, stupri”. “Tutto ciò limita una donna nella sua identità e libertà. È una violenza di genere alla quale non esistono attenuanti, giustificazioni e soprattutto non esistono eccezioni. Finché tutto questo verrà considerato un problema delle donne, non c’è speranza. Non abbiamo ancora imparato che siamo noi uomini a dover evitare queste tragedie. A dover sradicare quel diffuso sentire che vi costringe a stare attente a come vi vestite o a non poter tornare a casa da sole di sera”.
Chi trova assurdo il pensiero di Grasso crede dunque che le violenze si dividano in due categorie: quelle brutali, da doppie penetrazioni compiuti dagli immigrati (sporchi neri che andrebbero castrati chimicamente come chiedono Salvini e Meloni) e quelli dove le responsabili sono le vittime “che se la sono cercata”, perché magari a violentarle sono stati italiani, magari benestanti, acculturati oppure militari, perché la ragazza magari indossava la minigonna e non si faceva accompagnare ma camminava sola per strada dopo il tramonto.
Caro Libero, mi rivolgo a te per rivolgermi a tutti coloro che la pensano come te: il problema di tutte le violenze non è un problema di noi donne. E’ un problema degli uomini. E’ un problema delle madri e dei padri che hanno figli maschi. E’ un problema degli insegnanti che devono educare i loro ragazzi al rispetto delle donne. Grasso non ha detto nulla di sbagliato. Se continuate a fare distinguo continueranno le violenze, perché ci sarà una parte della società maschile che a seconda della vittima si sentirà autorizzato ad abusare di una donna.
Mi rivolgo alle colleghe del quotidiano, combattiamo insieme questa battaglia, smettiamola di giudicare gli stupri o le botte o i femminicidi a seconda di chi sia la vittima o l’aggressore. Non esistono attenuanti e distinzioni quando compi un gesto così atroce. Non esistono traumi meno dolorosi a seconda della storia, il lavoro, la provenienza, la religione del carnefice. Forse prima di scrivere per esempio di violenze sessuali i giornalsiti dovrebbero incontrare delle vittime, parlare con loro e vedere come la loro vita è cambiata dopo quel crimine. Capirebbero che lo stupro è l’unico crimine che non può essere contestualizzato, giustificato, compreso, è il male assoluto chiunque lo compia su qualunque corpo.
Non esistono se o ma, ci sono omicidi che puoi spiegarti con la legittima difesa, ma violentare una persona no. Nulla può giustificare un gesto simile, non violenti per difenderti, violenti per umiliare e sottomettere e macchiare per tutta la vita una persona. Se non capiamo tutti e tutte questo, passeranno ancora decenni e noi donne continueremo ad avere paura e vergogna e sensi di colpa anche solo se qualcuno ci palpeggia.
Non c’è prigione peggiore del proprio corpo e pensieri dominanti come questo che differenzia le violenze possono trasformarsi in una gabbia infernale per metà della popolazione.
Argomenti: femminicidio