Quelli di Forza Nuova, i tradizionalisti che odiano i "negri", i gay e tutti i diversi
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Quelli di Forza Nuova, i tradizionalisti che odiano i "negri", i gay e tutti i diversi

Hanno trent'anni di storia, decine di richieste perché il movimento si sciolga ma invece restano ancora in sella. Come l'idea di Fiore e Morsello si è trasformata: da rigurgito nero in forza politica

Una manifestazione di Forza Nuova a Rimini
Una manifestazione di Forza Nuova a Rimini
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28 Settembre 2017 - 15.09


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Dichiaratamente contro gli omosessuali, negazionisti e quindi contro gli ebrei, dichiaratamenti razzisti e xenofobi, tradizionalisti quello che basta per disegnare nei loro manifesti una donna come angelo del focolare perennemente assediata dagli “invasori” ( i migranti cioè). Forza Nuova compie trent’anni ma resta fedale a quell’ideale fascista ortodosso, come nell’idea originaria dei due fondatori: Roberto Fiore e Massimo Morsello. Il primo uscito da Terza Posizione per il quale venne condannato dalla magistratura italiana per il reato di associazione sovversiva e banda armata nel 1985, il secondo – professione cantautore – vicino ai Nar. Nasce Forza Nuova ma i due si danno alla macchia, troveranno ospitalità come latitanti a Londra come tanti altri fascisti: torneranno in Italia solo nel 1999, quando ormai la magistratura non li avrebbe più potuti perseguire. Infatti i 66 mesi di carcere di Fiore erano oramai prescritti, e i 98 di Morsello inapplicabili in quanto quest’ultimo era in fin di vita per un cancro (morirà infatti nel marzo 2001).Da allora cercano di entrare nella politica dalla porta principale, presendasi come partito alle elezioni europee del 1999. Tra sodalizi imbarazzanti, uno fu quello con Militia Christi, coalizioni nate e poi spente (da Alternativa Sociale di Alessandra Mussolini alla nascita di Azione Sociale, col Movimento Idea Sociale e coi Volontari Nazionali), Forza Nuova ne ha fatto di strada tanto che Fiore è riuscito anche a diventare Eurodeputato. Più volte ne è stata chiesto lo scioglimento, ma sono ancora in piedi, a fare proseliti, oggi anche grazie alla Rete. A Roma si sono resi protagonisti di una serie di aggressioni ai danni di cittadini bengalesi e costante dileggio e provocazioni nei confronti della comunità gay. Ora il capro espiatorio, come già avvenuto al Tiburtino III, sono gli eritrei. Il blitz al Trullo ne è la controprova. Come se il colonialismo non sia mai tramontato per queste camicie nere a caccia di “negri” e visibilità.

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