Chi è Edgar Bianchi, il maniaco dell'ascensore che terrorizzò Genova per un anno
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Chi è Edgar Bianchi, il maniaco dell'ascensore che terrorizzò Genova per un anno

Il barista arrestato a Milano agì indisturbato nel capoluogo ligure tra il dicembre 2005 e l’ottobre 2006. Scatenò una vera psicosi che portò anche all’arresto di tre innocenti

Edgar Bianchi
Edgar Bianchi
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29 Settembre 2017 - 13.24


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Per anni ha seminato il panico a Genova. Violenze sessuali, lesioni e atti osceni in luogo pubblico. Tutti reati perpetrati nei confronti di giovani vittime, per lo più adolescenti tra i 13 e i 19 anni. Come la ragazzina di 13 anni che qualche giorno fa ha violentato sul pianerottolo di casa, a Milano, prima di essere fermato dalla polizia meneghina.

Edgar Bianchi, il sex offender già ribattezzato ‘il maniaco dell’ascensore’ è un quarantenne genovese con alle spalle un casellario giudiziale che parla per lui. Già condannato a 14 anni per una ventina di agguati a sfondo sessuale ai danni di minori avvenuti a Genova tra il 2004 e il 2006, Bianchi era uscito dal carcere nell’agosto del 2014 dopo aver scontato 8 anni di reclusione.

Ex barman, Bianchi era stato arrestato il 26 settembre del 2006 e condannato in primo grado a 14 anni e 8 mesi per violenza sessuale, tentata violenza sessuale, violenza privata, lesioni e atti osceni in luogo pubblico. Gli agguati erano avvenuti tutti in diversi condomìni dal centro alle periferie della città, sempre tra l’androne e l’ascensore dei palazzi. In Corte d’Appello la pena nei suoi confronti era stata ridotta a 12 anni, e nel 2010 la Cassazione aveva confermato il verdetto di secondo grado. Era tornato libero.

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Su Corriere.it il racconto di una delle vittime: la paura non passa mai. Bianchi viene condannato prima a 14 poi a 12 anni, sconta la pena in carceri dove ci sono sezioni riservati a responsabili di reati sessuali. Una perizia psichiatrica dell’epoca lo definisce affetto da «narcisismo istrionico con tendenze sadiche». Dalla cella scriverà una lettera in cui si dichiarerà pentito e chiederà scusa alle sue vittime. Ma il gesto provoca una reazione contraria a quella voluta. Proprio una delle vittime nel 2008 gli replica per iscritto: «Il vero grido di dolore è quello delle sue vittime, quelle che a distanza di anni continuano ad avere paura di uscire, quelle che ogni volta che entrano in un portone tremano, sperando di non incontrare nessuno che le saluti e di entrare presto in casa, quelle che ovunque si trovino hanno paura…Lui non si sa se riuscirà a riconciliarsi con se stesso? Beh sono addolorata ma nemmeno io so se riuscirò di nuovo a vivere la mia vita senza questo peso che mi porto dietro (che non mi sono cercata io ovviamente), ma penso proprio che no, non potrò più vivere una vita normale, andare in centro con le amiche senza pensare che possa succedermi qualcosa». Dopo il nuovo arresto Bianchi ha fatto trapelare poche parole attraverso il suo avvocato Paolo Tosoni: «Pensavo di esserne uscito, di essere guarito, avevo una vita normale e una fidanzata, volevo sposarmi, ma ci sono ricaduto e voglio essere curato».

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