Il Papa ricorda come sia “moralmente lecito rinunciare all’applicazione di mezzi terapeutici, o sospenderli, quando il loro impiego non corrisponde a quel criterio etico e umanistico che verrà in seguito definito “proporzionalità delle cure”. Francesco lo dice nel messaggio al convegno sul “fine vita” promosso dalla Pontificia Accademia invocando “un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona”.
Nella Lettera a mons. Vincenzo Paglia e ai partecipanti al Meeting Regionale Europeo della World Medical Association, e citando la Dichiarazione sull’eutanasia del 5 maggio 1980, il Papa ne parla con la consapevolezza dei successi raggiunti dalla medicina in campo terapeutico e di quanto “gli interventi sul corpo umano diventino sempre più efficaci, ma non sempre risolutivi”, Una scelta, quella di sospendere le cure – procede il Pontefice, secondo quanto riporta Radio Vaticana – che assume responsabilmente il limite della condizione umana mortale, nel momento in cui prende atto di “non poterla più contrastare”, “senza aprire giustificazioni alla soppressione del vivere”. Un’azione, dunque, “che ha un significato etico completamente diverso dall’eutanasia, che rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte”.
Biotestamento, il Ddl in 5 articoli fermo al Senato
Le dichiarazioni del Papa sul fine vita riaprono il tema della legge sul biotestamento. Ecco le tappe ed i contenuti del disegno di legge che aspetta la eventuale calendarizzazione in aula al Senato:
il 26 ottobre scorso Emilia Grazia Di Biasi ha rimesso il mandato di relatrice al provvedimento. La mossa della presidente della commissione Sanita’ del Senato non è giunta inaspettata e ha aperto la possibilita’ che il ddl possa andare direttamente in Aula a Palazzo Madama senza relatore.
La decisione però spetta alla Conferenza dei capigruppo, nelle cui mani è ora il testo di legge. I tempi restano stretti dato il breve volgere della legislatura e l’indisponibilità di alcuni gruppi parlamentari a votare la legge. Il ddl di 5 articoli, approvato dalla Camera lo scorso aprile, prevede che per depositare le disposizioni sul fine vita ci si dovra’ rivolgere a notaio o pubblico ufficiale, ma sara’ possibile farlo anche davanti a un medico del Servizio sanitario.
Le volontà sono revocabili ed ognuno potra’ disporre il rifiuto dei trattamenti sanitari. L’articolo 3, ‘cuore’ della legge, prevede che “ogni persona maggiorenne, capace di intendere e volere, in previsione di una eventuale futura incapacita’ di autodeterminarsi, può, attraverso le Dat, esprimere le proprie convinzioni nonche’ il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, comprese la nutrizione e idratazione artificiali”.
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