C’è una linea mica tanto sottile che divide il diritto di espressione con la scelta di tacere se quello che si sta per dire è stupido e anche offensivo.
“C’è una figura, la vittima, che è diventato un mestiere, questa figura stramba per cui la vittima ha il monopolio della parola. Io non dico che non abbiano diritto a dire la loro, figuriamoci. Ma non ce l’hai solo te il diritto, non è che la storia la puoi fare solo te”.
Queste sono le parole dette da una signora che ha chiuso il conto con la giustizia italiana ma che resta comunque sempre in difetto con i parenti delle vittime che hanno scontato molto più di lei, un dolore che non avrà mai fine. Barbara Balzerani, che fu dirigente della colonna romana delle Brigate rosse e componente del commando che organizzò il rapimento del leader democristiano Aldo Moro il 16 marzo 1978, è stata ospite del centro sociale Cpa di Firenze Sud, per presentare il suo libro «L’ho sempre saputo», pubblicato dalla casa editrice Derive&Approdi, venerdì scorso, giorno del quarantesimo anniversario della strage di via Fani. Ed è proprio in quella occasione che abbiamo dovuto ascoltare una tale bestemmia.
Io, come la maggior parte delle persone di buon senso in Italia, non vede vittime di professione. Ma vede troppi settantenni fare il mestiere di ex terroristi: scaldare salotti televisivi o sedicenti “centri culturali” o intervenire in reportage giornalistici in veste di opinionisti del male senza raccontarci MAI la verità. Come se esistessero omicidi di serie A e di serie B, morti necessarie e crimini più nobili perché commessi da chi si reputa un intellettuale, da chi abbiamo erroneamente definito intellettuale. Spero tanto che Lei legga le mie parole.
Ho 31 anni e faccio parte di una generazione cancellata. Non abbiamo diritto a un futuro noi. Voi invece sì che ce l’avevate e ve lo siete cancellati da soli. seguendo lucide follie che vi hanno portato a fare la muffa in una cella durante gli anni più belli delle vostre vite. Siamo stati spazzati via da politiche che hanno devastato milioni di giovani in tutto il mondo. Dopo la generazione del “68 verrà ricordata la mia di generazione, quella nata negli anni “80, per il male che ha subito senza reagire. Eppure preferisco i miei coetanei pigri e un po’ cordardi, perché noi non abbiamo iniziato a sparare per le strade, a uccidere persone in nome di una ideologia che avete tradito e umiliato con la vostra violenza cieca e insensata. Avremmo e dovremmo ancora oggi scendere nelle piazze e urlare la nostra rabbia e indignazione per ciò che la classe dirigente in questi decenni ha fatto sulla nostra pelle, scorticando ogni nostra speranza, sputando sui nostri sogni. Ma mai, ripeto mai, noi abbiamo impiegato le nostre energie per far scorrere il sangue di chi non la pensava come noi.
Avete pagato, lei ha pagato. Della sua coscienza non mi occupo, non sono un prete e non sono neppure credente. Ma le consiglio la prossima volta di tacere, ora che ha l’eta per dimostrarsi un po’ saggia e riconoscente nei confronti di un Paese che non ha buttato le chiavi delle vostre celle, come qualsiasi altro Paese totalitario avrebbe fatto con dei terroristi come voi.
Faccio la giornalista e se un giorno mi capitasse uno di voi davanti, vi porrei quelle domande che nessuno ha il coraggio di farvi. Ossia di tutti i lati oscuri del sequestro Moro, della sua collaborazione “a rate” con la giustizia, di Suor Teresilla, delle sue verità giudiziarie comode al potere, di chi ha raccontato e perché del “quarto uomo” Maccari e tante altre cose che stanno venendo a galla, dopo decenni di bugie che hanno visto ex brigatisti e potere uniti nella menzogna. Altro dettaglio non da poco: come è possibile che gente che aveva sempre e solo usato pistole, come siete stati voi a confermare, in via Fani invece imbracciò con una precisione da truppe speciali militari, armi da cecchini senza fare un graffio all’Onorevole Moro e uccidendo tutta la sua scorta all’istante.
Vorrei guardarvi negli occhi mentre continuate a non ammettere che dietro quel sequestro c’erano altri molto più potenti di voi.
Smetterei di farvi dire frasi in libertà atteggiandovi ai filosofi che non siete. Siete gente che ha sparato in tempo di pace. Non siete partigiani, siete criminali comuni che troppo spesso la sinistra, di cui faccio parte anche io, ha guardato con “rispetto”. Io il rispetto lo concedo a chi è rispettoso degli altri, e lei signora mia sta continuando a fare del male. Si guardi allo specchio, è arrivata l’età del buon senso. A 20 e 30 anni c’è una certa bellezza nelle frasi un po’ sciocche ed estreme contro tutti e tutto. Dopo i 60 invece si è semplicemente ridicoli.