A 20 anni dalla tragedia di Sarno la "resilienza" dei giovani volontari
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A 20 anni dalla tragedia di Sarno la "resilienza" dei giovani volontari

Il 5 maggio del 1998 una serie di frane causò 160 vittime a Sarno, Bracigliano, Quindici, San Felice al Cancello e Siano.

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23 Aprile 2018 - 10.30


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Fango, detriti e morte. 160 vittime e 5 comuni della Campania colpiti: Sarno, Siano, Bracigliano, Quindici e San Felice al Cancello. È il 5 maggio 1998, quando un’alluvione provoca frane devastanti e segna le comunità di questi luoghi dove, ogni giorno, si scorgono ancora le ferite impresse sui rilievi montuosi. A venti anni esatti di distanza, a Siano la pubblica assistenza Croce azzurra il comune promuovono una serie di iniziative dedicate alla memoria, al ricordo e alla “resilienza”. Un concetto, quest’ultimo, che rappresenta la capacità di affrontare e superare in modo positivo eventi traumatici, come le nove colate di fango che colpirono la cittadina portando con sé paura e distruzione.A Siano furono 5 le persone travolte. Si partirà con la loro commemorazione al cimitero comunale; subito dopo apertura della mostra-ricordo sull’evento calamitoso del 5 maggio ‘98. I volontari della Croce azzurra si sono impegnati in questi mesi a raccogliere documenti, foto e oggetti utilizzati in quella giornata. Vecchi megafoni con cui fu richiamata l’attenzione della popolazione, le divise dei volontari dell’epoca e la copia del primo documento emesso dalle forze dell’ordine dove veniva riportato il numero provvisorio dei deceduti. E poi le mappe del territorio e i documenti del piano di protezione civile, da cui l’intera comunità ha iniziato a comprendere il rischio e come comportarsi in caso di emergenza. Nel primo pomeriggio, previsto un convegno dedicato appunto alla resilienza, con istituzioni, volontari e tecnici, tra cui Titti Postiglione e Lorenzo Alessandrini, all’epoca presenti e attivi sul territorio per il Dipartimenti di Protezione civile
nella fase emergenziale.
La resilienza qui si rispecchia nelle nuove generazioni: bambini a fine anni ’90 e che ora rappresentano il cambiamento e un diverso modo di far fronte ai problemi della comunità e ai rischi che essa vive. “La giornata del 5 maggio, – dice Rocco Masi, volontario della Croce azzurra, che all’epoca aveva solo 5 anni – è un momento per raccontare i passi compiuti negli anni tra opere pubbliche, piano di protezione civile, fasi di pre-allerta e di evacuazione delle zone a rischio in caso di maltempo. A novembre 2017 il sindaco ha attivato il Coc-Centro operativo comunale e ha evacuato chi vive in zona rossa. Tutto si è svolto con regolarità”.
Un altro volontario, Daniele Belvini, nel 1998 aveva 8 anni. Fu uno degli sfollati, la sua casa venne travolta dal fango, e con essa il suo giovane papà. 5 anni fa Davide ha deciso di vestire la divisa del volontario. La sua storia è impressa in una foto che a Siano è storia: lui tra le braccia di un carabiniere. I ricordi di Daniele, di quei giorni, sono indelebilmente legati alla sua famiglia, al fratello e ai genitori. Al momento della fuga e al panico vissuto. “Del fango ricordo che emanava calore”, racconta. Alla domanda sul perché ha deciso di fare volontariato Daniele risponde: “Mi piace perché si aiutano le persone. All’inizio mia madre non era molto convinta; poi ha capito il nostro impegno quando interveniamo sugli incendi boschivi durante la stagione estiva”. E alla provocazione se non sia meglio, dopo una giornata di lavoro in un supermercato, rilassarsi al bar, ribatte senza esitazione: “Fare volontariato ti permette di crescere. Ti costruisce culturalmente e ti cambia nel modo di fare e di pensare. Impari a riconoscere il rischio e a muoverti nelle fasi di emergenza”. (Maria Siano)
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