Prima di buttarsi Filippone ha urlato: anche mia moglie deve farsi perdonare
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Prima di buttarsi Filippone ha urlato: anche mia moglie deve farsi perdonare

I mediatori raccontano quelle ore drammatiche. La bambina non si è ribellata quando è stata buttata giù. Un piano omicida studiato nei dettagli

Fausto Filippone
Fausto Filippone
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22 Maggio 2018 - 09.32


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Un racconto terribile: “La bambina era seduta sul parapetto col padre, poi l’uomo l’ha spinta giù: è caduta per 40 metri senza un urlo”. Così Ludovica, 11 anni, è stata uccisa dal padre sul Viadotto Alento della A14. Lo raccontano i poliziotti che per primi erano giunti sul posto. Il padre, Fausto Filippone, in quel momento aveva deciso di uccidersi. E’ il parere del negoziatore che per 7 ore ha provato a salvarlo: “Cercava solo il coraggio di buttarsi, poi l’ha trovato”.
Tra i tanti misteri di questa storia c’è anche quel silenzio nel volo mortale della piccola Ludovica. Si è fatta avanti anche l’ipotesi che il padre l’avesse anche drogata con un sonnifero prima di gettarla dal ponte. Il professor Massimo Di Giannantonio, ordinario di psichiatria all’Università di Chieti, pensa invece che la bimba potesse essere sotto shock. Lo psichiatria è stato, assieme al maresciallo dei carabinieri, Alessio D’Alfonso, il mediatore che per sette ore ha provato a convincere Filippone a non gettarsi. Il racconto di quelle interminabili ore è stato affidato al Messaggero: “La bambina era come stordita, in totale stato di shock, con una condizione emozionale di tipo inibitorio. Non ha urlato, non ha fatto nulla”.
E’ ancora avvolta nel mistero tutta questa follia. C’è il bigliettino con i nomi gettato dal papà omicida, che sarà analizzato attentamente. Come saranno sottoposti al vaglio tutti i pc e dispositivi elettronici della famiglia. “Filippone ha detto che era un uomo felice e aveva una vita serena, poi qualcosa è cambiato 15 mesi fa quando ha avuto un forte trauma”, questo ha detto Filippone ai due mediatori.
“Devo chiedere perdono a mia moglie”, ha detto ai mediatori Filipponi aggiungendo però che “anche mia moglie ha molte cose da farsi perdonare”. Il trauma che dice di aver subito 15 mesi prima forse è da circoscrivere all’ambito matrimoniale. La coppia aveva lasciato la bimba dai nonni probabilmente perché necessitavano di un po’ di tempo da soli per chiarirsi. Filippone era depresso e di questo si erano accorti anche i parenti, soprattutto la sorella di lui, di professione medico, che gli aveva suggerito (poco dopo la perdita della madre) di prendere psicofarmaci e di farsi seguire da un professionista. Ma lui ha sempre rifiutato.
Quello che sembra emergere, però, è un piano architettato sotto ogni dettaglio. Compresa la morte di Marina Angrilli, moglie di Filippone. Con la scusa di comprare una lavatrice per l’appartamento che la coppia affittava a degli studenti, l’omicida ha convinto la moglie ad accompagnarlo a Chieti. E una volta lì, la caduta dal balcone. Quando uno dei vicini si è avvicinato al corpo della donna, Filippone è arrivato senza però mostrare segni di dolore, sembrava agitato, ha lasciato un nome falso e poi è andato a prendere la figlia che era dagli zii. Per compiere il suo ultimo insano gesto.

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