Uno Bianca, scarcerato l'ergastolano Marino Occhipinti: "pentimento autentico"
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Uno Bianca, scarcerato l'ergastolano Marino Occhipinti: "pentimento autentico"

L'ex poliziotto nel 1997 uccise una guardia giurata durante l'assalto a una Coop alle porte di Bologna. Per i giudici ha "rivisitato in modo critico il suo passato e non è socialmente pericoloso"

Marino Occhipinti
Marino Occhipinti
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3 Luglio 2018 - 08.37


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Marino Occhipinti, uno degli ex poliziotti assassini della banda della Uno bianca condannato all’ergastolo, è tornato un uomo libero. Il Tribunale di sorveglianza di Venezia gli ha notificato in carcere il provvedimento che da subito gli consente di uscire dalla casa di reclusione di Padova dove è detenuto.
Occhipointi è stato condannato all’ergastolo nel 1997 per l’omicidio di Carlo Beccari, guardia giurata di 26 anni, ucciso nel 1988 durante l’assalto alla cassa continua della Coop di Casalecchio di Reno, nel Bolognese. Beccari fu solo una delle 24 vittime, oltre a più di 100 feriti, che la banda della Uno bianca, attiva in Emilia Romagna dal 1987 al 1994, lasciò sulla sua strada. L’ex poliziotto era un gregario della banda dei fratelli Savi, Fabio, Roberto e Alberto, tuttora detenuti.
Occhipinti ha 53 anni e godeva del regime di semilibertà dal 2012. Il 20 giugno scorso il suo avvocato, Milena Micele, ha presentato in udienza la documentazione a favore della libertà, che comprende le relazioni sul suo lavoro svolto fuori e dentro il carcere con la cooperativa Giotto. Secondo il provvedimento del Tribunale di sorveglianza il suo pentimento è “autentico”, ha “rivisitato in modo critico il suo passato” e “non è socialmente pericoloso”.
Ad agosto dello scorso anno fece discutere la notizia del permesso che gli fu accordato per trascorrere una settimana in albergo in Valle d’Aosta per un’iniziativa promossa da Comunione e liberazione e dalla cooperativa Giotto, alle cui dipendenze lavora da oltre 15 anni. Un permesso-premio, accordato dal Tribunale di Sorveglianza di Padova dove Occhipinti era detenuto, duramente criticato dall’associazione dei familiari delle vittime. “Rimango allibita – aveva commentato la presidente, Rosanna Zecchi – Non mi aspettavo una cosa di questo genere. Non è giusto, ma che giustizia è?”.

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