Ergastolo confermato al mostro che stuprò e uccise la piccola Fortuna
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Ergastolo confermato al mostro che stuprò e uccise la piccola Fortuna

E' arrivata la sentenza d'appello per l'omicidio della bimba. In carcere Raimondo Caputo, confermati anche i dieci anni di reclusione per Marianna Fabozzi, la compagna complice dell'orco

Mimma Guardano
Mimma Guardano
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9 Luglio 2018 - 10.43


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Ergastolo, come in primo grado. La Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha confermato la sentenza per Raimondo Caputo, accusato di essere l’assassino di Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni violentata e poi uccisa nel parco Verde di Caivano, area a Nord di Napoli. Confermati anche i dieci anni di reclusione per Marianna Fabozzi, la compagna di Caputo; il reato a lei ascritto è di favoreggiamento perché non avrebbe impedito gli abusi sessuali di Caputo su Fortuna e sulle sue figlie minorenni, testimoni chiave del delitto avvenuto il 24 giugno 2014. 

Il dolore della madre. “Mi aspetto che gli venga confermato l’ergastolo, come nel primo processo”. Lo ha detto Mimma Guardano, la mamma di Fortuna Loffredo, uccisa nel 2014, prima di entrare nel Palazzo di giustizia di Napoli dove è attesa per oggi la sentenza della Corte di Assise di Appello sull’omicidio della figlia e che vede imputato Raimondo Caputo, detto Titò, già condannato in primo grado all’ergastolo
Un delitto orribile. Caputo in primo grado è stato ritenuto colpevole di avere violentato e ucciso la piccola Fortuna, scaraventandola dal terrazzo dell’ottavo piano del palazzo dove abitava quando lei si ribellò all’ennesima aggressione nel Parco Iacp di Caivano, vicino Napoli, il 24 giugno 2014.
La madre di Fortuna, Mimma Guardato, prima di entrare in tribunale si è fermata con alcuni giornalisti. Ha spiegato che lascerà la regione. “Per cambiare vita – ha detto la mamma di Fortuna, che tutti chiamavano Chicca – per far dimenticare questa brutta storia, vado via dalla Campania. Da quando lei non c’è più sono io che ho preso l’ergastolo, loro sono dentro, mangiano, bevono e dormono. Io ho preso l’ergastolo fuori dal carcere”. A chi le domanda se ora è più serena, dopo avere saputo il nome dell’assassino di sua figlio, Mimma risponde: “Non proprio, spero dopo, dopo che tutto sarà finito. Spero di andare avanti e di riuscire a superare tutto questo, anche se sarà difficile”.
Andrà a Mantova, dove aveva lavorato tempo fa in un bar, e porterà con sé i suoi due figli. “Dovunque io vada – ha precisato – Chicca sarà sempre con me”. E a proposito del processo la madre di Fortuna ha spiegato di aspettarsi che a Titò, Raimondo Caputo, “venga confermato l’ergastolo”.
Don Maurizio: uno scempio su una creatura innocente. Di Fortuna è tornato a parlare anche don Maurizio Patriciello, il parroco “anti roghi tossici” di Caivano. Non ha voluto lasciare sola la famiglia della piccola vittima ed è anche lui in aula per dare supporto alla mamma di Fortuna. “La bambina ha subìto uno scempio immenso – ha ricordato don Patriciello – è stata vittima di tanta cattiveria umana, speriamo che giuridicamente si possa mettere la parola fine. Stiamo cercando, con il vescovo di Aversa monsignor Spinillo, di far emigrare Mimma e i suoi due bambini verso il Nord per dare loro un futuro migliore, per trovare un po’ di pace. Devono andare via da quel parco – ha sottolineato il prete – devono rifarsi una vita e dimentare quello che è successo. Per Mimma non sarà possibile ma per i bambini cominciare una vita nuova invece lo è”.
“Bisogna continuare a lottare. Questi quartieri – ha concluso don Patriciello – sono degli obbrobri, frutto di una volontà, ne sono convinto, di creare un ghetto. Ammassare le povertà è una operazione assurda perché le povertà economica, psicologica e spirituale si moltiplicano a dismisura. Il tentativo da parte di qualcuno, di concentrate la pedofilia nei quartieri poveri, è un’assurdità che dobbiamo smantellare. Sono amico di del sacerdote siciliano don Fortunato Di Noto, che tanto si da da fare contro la pedofilia e la pedopornografia. Sono problemi su cui dovremmo riflettete di più e non solo quando c’è il caso eclatante. Poi, dopo, tutti facciamo finta di non sapere e di non vedere”.

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