Nei clan del salernitano ci sono persone “in allarmanti relazioni con appartenenti alle forze di polizia e con esponenti delle istituzioni”. Lo ha affermato il procuratore di Salerno, Corrado Lembo, nel suo ultimo giorno di attività prima della pensione, in seguito ai 14 arresti effettuati questa mattina a Cava dei Tirreni in un blitz interforze.
Gli arrestati facevano parte di tre gruppi criminali specializzati in usura, estorsione e spaccio. I reati contestati a vario titolo sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsione aggravata, detenzione illegale di armi, detenzione ai fini di spaccio di droga, associazione a delinquere.
All’interno dei tre clan – ha sottolineato il procuratore Lembo – c’erano persone “in allarmanti relazioni con appartenenti alle forze di polizia e con esponenti delle istituzioni locali, a dimostrazione della capacità di esercitare un controllo davvero molto penetrante sul territorio”.
“Mi dispiace – ha aggiunto Lembo – dover constatare che anche un Comune che un tempo era stato considerato immune da infiltrazioni criminali di tipo mafioso risulti contaminato anche per quanto riguarda i livelli d’infiltrazione istituzionale. E che nella vicenda sono coinvolti anche soggetti appartenenti ai pubblici poteri dello Stato. Questo fatto non deve essere sottovalutato. Perché questi fenomeni sono presenti anche in provincia di Salerno”.
Oltre ai 14 arresti, di cui 3 ai domiciliari, le forze dell’ordine hanno eseguito 52 perquisizioni, 47 delle quali a carico di altri indagati.
L’operazione di oggi rientra nell’ambito di una indagine della procura di Salerno, affidata a Dia, carabinieri e polizia, iniziata nel 2017 e che ha già portato in carcere nel maggio 2017 il capo di un gruppo, Dante Zullo, e a giugno scorso ad altre 10 misure cautelari. Nel mirino degli inquirenti tre gruppi di criminalità organizzata che operano nel territorio di Cava dei Tirreni. L’indagine ha mostrato, tra l’altro, che il gruppo di Dante Zullo, occupandosi di usura e attività finanziarie abusive, ha acquisito in questo modo il controllo di molte attività economiche del territorio; persino la raccolta di pubblicità per lo stadio ‘Simonetta Lamberti’ in cui gioca la Cavese è legata al boss.
In un fondo in via D’Amico, poi, sempre la stessa cosca, aveva prima creato una pista per cavalli, poi realizzato nel 2007 un edificio abusivo che negli anni aveva trasformato nella residenza del figlio del capoclan. Dante Zullo e la moglie facevano la spesa senza pagare e tenevano le auto parcheggiate in un deposito non loro.
Il secondo gruppo camorristico fa capo a Domenico Caputano, con 5 persone, si occupa di usura ed estorioni, mentre un terzo, sempre con Caputano elemento di vertice e 11 persone, gestisce una piazza di spaccio cavese. In diversi episodi, la forza intimidatrice dei clan ha costretto le vittime a rilasciare false dichiarazioni e le indagini hanno mostrato anche legami tra appartenenti ai sodalizi e appartenenti alle forze dell’ordine. All’inchiesta hanno collaborato anche pentiti.
Salerno, l'allarme del procuratore: "nei clan persone che hanno relazioni con le istituzioni"
Così Corrado Lembo dopo i 14 arresti per usura a Cava dei Tirreni: "coinvolti anche appartenenti alle forze di polizia a dimostrazione della capacità di esercitare un controllo molto penetrante sul territorio"
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13 Settembre 2018 - 12.50
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