La denuncia di Ilaria Cucchi: ripresi gli insulti contro Stefano e la mia famiglia
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La denuncia di Ilaria Cucchi: ripresi gli insulti contro Stefano e la mia famiglia

Giovanardi insiste a dire che il ragazzo è molti per la droga. Il difensore di Mandolini attribuisce il decesso all'Hiv. E sul web circolano bufale su bufale per denigrare il ragazzo morto

Omicidio Cucchi
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15 Ottobre 2018 - 17.12


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Gli odiatori seriali non si arrenderanno. Si sapeva e si sa: “Come prevedevo sono ripresi gli insulti gratuiti contro Stefano e la mia famiglia, ormai il prezzo da pagare è questo. Giovanardi, che non si rassegna all’anonimato, cade nel ridicolo dicendo che mio fratello sarebbe morto di droga quando questa è stata l’unica causa di morte esclusa da tutti i periti e consulenti sfilati in questi anni davanti a decine e decine di giudici”.
Così Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, commentando alcune dichiarazioni a pochi giorni dalla svolta nel processo bis per la morte del giovane geometra, avvenuta nel 2009, ad una settimana dall’arresto.
“Poi – prosegue Ilaria Cucchi – abbiamo le dichiarazioni dell’avvocato Naso, difensore di Roberto Mandolini, sul Tempo di oggi che mi lasciano di sasso. Da un lato, per difendere non si sa chi, ammette tranquillamente il pestaggio ad opera dei Carabinieri, sconfessando ed incastrando il suo cliente che è accusato di falso e calunnia proprio per averlo nascosto e, di fatto, attribuito ad altri. Dall’altro, preoccupato non si sa bene per chi, si spinge a dire che mio fratello sarebbe morto di Hiv. O non si è studiato il processo – prosegue – o è in malafede perché Stefano non era malato di nulla se non di epilessia che non aveva da tanto tempo. Tantomeno di Hiv”.
“L’avvocato Naso si comporta cosi perché pensa di poter essere al di sopra della legge offendendoci gratuitamente mentre il suo cliente ci chiede i danni. Forse lo è davvero. Stiamo a Roma. Un avvocato normale – conclude – sarebbe chiamato a risponderne. Comunque sia il Maresciallo Mandolini è così servito e produrremmo l’intervista in giudizio”.

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