De Falco solidarizza con i sindaci: anche le leggi razziali erano leggi...
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De Falco solidarizza con i sindaci: anche le leggi razziali erano leggi...

Il senatore espulso da M5s: "occorre allora evitare di attenersi a quelle leggi in modo acritico e banale poiché, in quel momento, l'obbedienza diventa sudditanza"

Gregorio De Falco
Gregorio De Falco
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4 Gennaio 2019 - 18.16


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Ora, dopo l’espulsione, parla a titolo personale ed è un peccato che le sue posizioni siano state cacciate dal un Movimento sempre più schiacciato dall’estrema destra-
“Oggi dobbiamo quindi attivamente sostenere Seawatch e, con loro, noi non ci rassegniamo alla disumanità e alla violenza della indifferenza. È stato anche detto che: ‘I porti sono chiusi’. Oggi io chiedo che il governo esibisca pubblicamente il documento in cui tale decisione è formalizzata legalmente, ricordando comunque che un porto è il luogo che per la sua funzione naturale offre un riparo sicuro ‘un ponte tra mare e Terra di alleanza e solidarietà'”. Lo dice il senatore Gregorio De Falco.
“Una norma che regoli e dia ordine all’emigrazione, può e deve esserci, in modo da evitare disordini ed insicurezza sociale -spiega De Falco, espulso dal M5s-. Tuttavia, una legge che superi il limite della vita e della dignità umana crea ingiustizia ed allora, si deve considerare che è molto più importante il fine della giustizia che non lo strumento della legalità. È stato detto -non senza banalità- che: ‘Il Movimento rispetta la legge’. Ai giovani che liquidano con tale superficialità questioni così serie, ricordo che anche le leggi razziali erano, esse stesse, leggi, ma esse erano evidentemente ingiuste”.
“Occorre allora evitare di attenersi a quelle leggi in modo acritico e banale poiché, in quel momento, l’obbedienza diventa sudditanza, non più una virtù da osservare -prosegue De Falco-. Ciascuno di noi deve sentire la responsabilità di immaginare le conseguenze e gli effetti dei propri comportamenti o della propria inerzia ed indifferenza. A che serve avere le mani pulite se le si tiene in tasca, si chiedeva Don Milani”.

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