“Non è possibile che esseri umani vaghino a zonzo per il Mediterraneo senza trovare pace. E’ la crisi dell’Europa cristiana. Bisogna riconoscere le persone, bisogna accoglierle”.
Le parole di monsignor Conigliaro nell’omelia della messa all’interno di una piccola chiesa, quella di Sant’Annuzza, al centro di Palermo, dietro il Teatro Massimo. Al settimo banco, coi familiari, Sergio Mattarella.
Domenica mattina, l’auto del presidente della Repubblica sfila silenziosa, rimane bloccato per qualche istante nel traffico, ma non risuona alcuna sirena per permettere alle auto di farsi spazio. Il presidente arriva così alla chiesa di Sant’Annuzza, in via Pignatelli Aragona, dove i figli di Piersanti, Maria e Bernardo, hanno voluto una messa in ricordo del loro papà, il presidente della Regione Siciliana assassinato il giorno dell’Epifania di 39 anni fa.
Il Capo dello Stato prende posto accanto al figlio Bernardo, fra i parrocchiani di Sant’Annuzza che arrivano per la messa domenicale, un po’ sorpresi, non tanto, di trovarsi al fianco del presidente della Repubblica.
Maria Mattarella legge la seconda lettura, tratta da San Paolo apostolo agli Efesini: “Le genti sono chiamate in Cristo Gesù a condividere la stessa eredità”. Il Vangelo di Matteo parla dei Magi che arrivarono da Oriente per onorare Gesù, figlio di migranti.
E poi, le parole di monsignor Conigliaro: “Non è possibile che esseri umani vaghino a zonzo per il Mediterraneo senza trovare pace… Bisogna riconoscere le persone, bisogna accoglierle”. Il tema della riflessione ruota attorno al rapporto tra fede e carità. “Dobbiamo impegnarci anche sul fronte della trasparenza – dice il sacerdote – Trentanove anni fa venne trucidato dalla mafia Piersanti Mattarella, testimone autentico della fede cristiana, il cui programma politico era proprio quello della trasparenza, così fece tanto bene per la nostra terra”.
Al termine della celebrazione, c’è chi si avvicina a Mattarella, con discrezione, per una stretta di mano. Il Capo dello Stato ricambia, saluta. Leoluca Orlando, che era seduto fra i primi banchi si avvicina e stringe la mano al Capo dello Stato. Quindi il presidente con una sola auto di scorta riparte. In silenzio, così come era arrivato.
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