Sul corpo di Stefano Cucchi “sicuramente c’erano due fratture vertebrali” a livello lombo-sacrale, entrambe “recenti” e “contemporanee”. Lo ha detto il radiologo Carlo Masciocchi, professore ordinario dell’Università dell’Aquila ed ex presidente della Società italiana di radiologia medica, sentito nel processo per la morte del geometra romano, che vede imputati cinque carabinieri, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale.
Masciocchi nel 2015 fu autore di una consulenza tecnica per conto dell’avvocato Fabio Anselmo, legale di parte civile, poi confluita agli atti dell’odierno processo, dove appunto rilevava la presenza delle fratture.
“Nel giugno 2015 – ha detto Masciocchi – l’avvocato Anselmo mi chiese la disponibilità a visionare del materiale radiografico su cd”. Quale il contenuto? “Una lastra di colonna vertebrale dell’Ospedale Fatebenefratelli in formato jpeg; immagini Tac total body multistrato eseguita circa 40 giorni dopo la riesumazione; immagini con tecnica Cone Beam, una sorta di panoramica sofisticata”.
Secondo Masciocchi, sul corpo di Cucchi “sicuramente c’erano due fratture vertebrali, una del corpo S4 (quarta vertebra sacrale) e l’altra nel corpo L3 (terza vertebra lombare). La frattura S4 certamente si trattava di una frattura recente, e, quando dico recente, intendo una frattura prodotta in un arco temporale stimabile in massimo 7-15 giorni; la frattura L3 si tratta anch’essa di una frattura recente. Morfologicamente può affermarsi che sono contemporanee, prodotte da un unico evento traumatico”.
Subito dopo, il professore Masciocchi ha puntualizzato di avere “la forte sensazione che sia stato esaminato al tempo solo un tratto di colonna vertebrale e sezionato solo un tratto di L3”.