Ecco come funziona la cittadinanza per merito e chi l’ha già ottenuta
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Ecco come funziona la cittadinanza per merito e chi l’ha già ottenuta

Nel 2015 il presidente Mattarella ha firmato il decreto per Yassine Rachid atleta di origina marocchina.

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26 Marzo 2019 - 14.18


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 Il 17 giugno 2015, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella firmava il decreto di cittadinanza Yassine Rachik, atleta marocchino, 22 anni, da 12 in Italia. Il ragazzo aveva lanciato anche una petizione online con l’obiettivo di essere riconosciuto italiano per poter rappresentare il nostro paesi ai campionati europei di atleta. La sua è stata una delle ultime concessioni di cittadinanza per meriti. Oggi il tema è tornato al centro del dibattito con la storia di Rami, il ragazzo che ha sventato la strage dello scuolabus di San Donato milanese. Ed ha aperto a una serie di interrogativi: come funziona la procedura? E’ possibile dare la cittadinanza a un minore senza che i genitori siano riconosciuti italiani?

La cittadinanza per particolari meriti è prevista dall’articolo 9 della legge 91/92. E viene concessa con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri. Lo straniero in questo caso deve aver “reso eminenti servizi all’Italia”, oppure deve esserci “un eccezionale interesse dello Stato”. Nel caso di Yassine Rachid, il campione di atletica aveva già vinto più di 25 titoli nazionali, la cittadinanza arrivò per meriti sportivi. Nel caso di Rami Shelata, invece, si parla di meriti civili. Un caso analogo a quello del ragazzo milanese ha riguardato anche un ragazzo maliano Mamoudou Gassama, in Francia. Lo “spiderman sans papier”, venne chiamato dopo aver salvato (arrampicandosi su un balcone) un bambino che rischiava di cadere giù. Il presidente Emmanuel Macron gli conferì subito la cittadinanza. 

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Nelle ultime ore, però, il ministro dell’Interno ha fatto sapere che l’iter non verrà portato avanti perché mancano le condizioni. In particolare, spiega Matteo Salvini: “Stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso. Purtroppo ad ora non ci sono gli elementi per concedere la cittadinanza. Le cittadinanze non le posso regalare e per darle ho bisogno di fedine penali pulite. Non parlo dei ragazzini di 13 anni, ma se qualcuno la cittadinanza non l’ha chiesta e non l’ha ottenuta dopo 20 anni, fatevi una domanda e datevi una risposta sul perché”. Il ministro ha lasciato intendere che uno stretto parente del ragazzino abbia avuto più di un problema con la giustizia. In una dichiarazione succesiva, però, Salvini ospite al Maurizio Costanzo show ha fatto un passo indietro “è come se fosse mio figlio e ha dimostrato di aver capito i valori di questo paese – ha detto -, ma il ministro è tenuto a far rispettare le leggi. Per atti di bravura o coraggio le leggi si possono superare”. 

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Nei fatti la concessione della cittadinanza ai minori non comporta l’estensione della cittadinanza all’intero nucleo familiare. Come accade già, sempre secondo la legge in vigore (91/92) per alcuni casi straordinari: come i figli degli apolidi, per i quali si applica il principio dello ius soli alla nascita. Secondo l’articolo 1 della legge sulla cittadinanza italiana, infatti, è cittadino per nascita:  il figlio di padre o di madre cittadini;  chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi, ovvero se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori secondo la legge dello Stato al quale questi appartengono. È considerato cittadino per nascita anche il figlio di ignoti trovato nel territorio della Repubblica, se non venga provato il possesso di altra cittadinanza. (ec)

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