Parla uno dei naufraghi della Sea Watch: "La Ue dovrebbe lodare Carola e fare la sua parte sui migranti"
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Parla uno dei naufraghi della Sea Watch: "La Ue dovrebbe lodare Carola e fare la sua parte sui migranti"

La giornalista di Euronews Giorgia Orlandi intervista Khadim Diop, dal Senegal: "Matteo Salvini? Lo conosco, penso che abbia ragione. Con i migranti non può fare tutto l'Italia"

Khadim Diop
Khadim Diop
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2 Luglio 2019 - 14.52


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Giorgia Orlandi, giornalista di Euronews, ha intervistato uno dei migranti che erano a bordo della Sea Watch, Khadim Diop, 24 anni, proveniente dal Senegal. La giornalista le ha chiesto se era vero che negli ultimi giorni a bordo il cibo cominciava a scarseggiare e l’uomo ha risposto: “Sì, non c’era molto cibo, solo cuscus. Molte persone stavano male. Non è stato facile, ma questa donna, il capitano Carola Rackete, ci ha dato coraggio, non si è mai arresa e ha tenuto alto il nostro morale. L’unica cosa di cui avevamo paura è di essere rispediti in Libia. Ma lei ci diceva sempre di non preoccuparci, che non saremmo tornati indietro ma che ci avrebbe portato a destinazione. È una brava ragazza, l’Unione europea dovrebbe lodarla. Ha dato tutto, quando sono arrivati i libici per riportarci indietro lei ha resistito. Ci sono state delle discussioni, ma lei si è opposta”. 
Poi, a sorpresa, Orlandi chiede a Khadim cosa pensa di Matteo Salvini e il ragazzo risponde: “lo conosco, e penso che in parte abbia ragione. Lui vuole che l’Europa faccia la sua parte sui migranti. La Germania deve prenderne una quota, così come la Francia e gli altri paesi. Non si può lasciare fare tutto all’Italia. C’è crisi ovunque, non è facile per nessuno”. 
Khadim è stato prigioniero in un lager in Libia, Ben Whalid: “tutti sanno cosa succede laggiù. Vendono le persone, non solo neri ma anche egiziani o tunisini. Portano le persone in una casa isolata, poi le prendono una alla volta e le portano in una stanza con il telefono. Ci sono cavi elettrici ovunque. Quindi ti dicono: chiama i tuoi genitori e fatti mandare del denaro contante. Se non lo fai, ti picchiano, possono persino ucciderti. Tu cerchi di dire di no, non lo faccio, ma loro cominciano a picchiarti, così finisci per fare quella telefonata. Appena comincia la chiamata, usano i cavi per darti la scossa ai piedi. Ti fanno urlare dal dolore. I genitori al telefono sentendo quelle urla si spaventano, è così che li convincono a pagare”. 

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