La sveglia alle 4. Tutti i giorni. Poi via nei campi per tirare su 10, 12 euro al giorno, nelle serre dei meloni. 12 euro al giorno per 8 o 12 ore. Il minimo per i caporali, il massimo per te, per la tua famiglia, per chi non può permettersi altro. Poi un malore, poi troppo caldo, poi perfino l’impossibilità di comprare la bottiglia d’acqua che gli sfruttatori ti fanno pagare 2 euro. Meglio farne a meno. Così nella campagne d’Italia muoiono i migranti, il sottoproletariato sfruttato che tanto non può ribellarsi, così muore un bracciante napoletano.
Morto mercoledì scorso. La notizia solo oggi. Aveva 55 anni. Si alzava alle quattro, l’ha raccontato la moglie disperata. Andava a raccogliere meloni senza contratto, senza tutele, i meloni per le nostre tavole d’estate. La vittima si spaccava la schiena in una azienda agricola all’estrema periferia di Giugliano, in provincia di Napoli.
Nell’estate in cui si moltiplicano i consigli su come usare correttamente l’aria condizionata, nell’estate della crisi di governo, c’è gente che muore come se fossimo nel 1800. Si muore in Campania, in Toscana, a Spinasanta, in Puglia. Ma sono vittime di serie b. Una notizia breve, che nessuno se ne accorga. Che nessuno si ponga una domanda su quanto costa un pomodoro, una pesca in questo mondo di ultraproduzioni dove poi la verdura e la frutta vanno al macero se non ci fossero i dannati della terra a raccoglierne i frutti amari. I malpagati, i reietti, i cancellati.
Di questo uomo di 55 anni, ucciso da un infarto nelle campagne di Giugliano, Napoli, mentre raccoglieva meloni non si sa neppure il nome. A piangerlo solo una donna che lo ha visto alzarsi per anni alle quattro del mattino. Sua moglie.
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