La cronaca quotidiana racconta spesso le storie, drammatiche, di donne che vengono assassinate dai propri mariti, ex, compagni, colleghi, parenti e via dicendo. Al fenomeno è stato dato il nome di “femminicidio” e negli anni recenti è stato raccontato come una delle emergenze dell’Italia.
Andiamo allora a vedere i numeri ufficiali, per inquadrare questo fenomeno.
I dati Istat* sul numero di vittime di omicidio volontario arrivano fino al 2017, quando le donne assassinate sono state 115.
È il numero più basso degli ultimi anni: nel 2013 erano state 181, nel 2014 147, nel 2015 143 e nel 2016 137. Negli ultimi cinque anni c’è quindi stato un calo del 36,5 per cento.
Rispetto all’andamento complessivo degli omicidi – passati dai 502 del 2013 ai 368 del 2017 (-26,7 per cento) – il calo di quelli che hanno avuto come vittima una donna è stato più accentuato.
I dati Istat che abbiamo appena visto sono relativi a tutti gli omicidi che hanno come vittime delle donne, ma quando si parla di “femminicidio” di solito si intende l’omicidio che avviene nell’ambito familiare e affettivo della donna (non, ad esempio, se rimane vittima nel corso di una rapina in banca).
Il Ministero dell’Interno fornisce dati aggregati secondo questo criterio nel suo “Dossier Viminale”, che analizza ogni anno l’arco temporale compreso tra il 1° agosto e il 31 luglio. L’ultima edizione copre il periodo 2018/2019 e allora gli omicidi in ambito familiare che hanno registrato delle donne come vittime sono stati 92 (il 63,4 per cento dei 145 omicidi in ambito familiare totali).
Nell’anno precedente (e, quindi, dal 1° agosto 2017 al 31 luglio 2018) le donne vittime di femminicidio sono state, ancora una volta, 92 (il 68,7 per cento dei 134 omicidi in ambito familiare).
Per gli anni precedenti il Viminale non ha aggregato i dati secondo questo criterio, e non ci è dunque possibile risalire più indietro nel tempo.
Vediamo ora qual è la situazione dell’Italia in un confronto con gli altri principali Paesi europei.
Per fare un confronto internazionale utilizziamo i dati raccolti dal Unodc, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, qui scaricabili (Homicide counts and rates). I dati relativi agli omicidi che hanno come vittime delle donne arrivano, per l’Italia, solo fino al 2016 e sono leggermente diversi da quelli Istat, a causa della metodologia utilizzata.
In ogni caso, per fare una comparazione che non venga viziata dalla maggiore o minore popolisità dello Stato preso in considerazione, guarderemo non al numero di omicidi in valore assoluto ma al tasso di omicidi rapportato alla popolazione.
Nel 2016 l’Italia ha registrato un tasso di omicidi con vittime femmine pari a 0,5 ogni 100 mila persone. Tra i grandi Paesi europei è quello nella situazione migliore, alla pari con la Spagna. Nel 2016, nel Regno Unito il tasso è stato infatti pari a 0,9/100 mila, in Francia a 1/100 mila e in Germania a 1,1/100 mila.
Il fenomeno dei femminicidi, in base ai dati del Viminale, è rimasto stabile negli ultimi due anni. Tuttavia, se guardiamo al totale delle donne vittime di omicidio, in Italia la situazione è nettamente migliorata negli ultimi cinque anni, più di quanto non sia migliorata in assoluto la situazione degli omicidi in generale.
Inoltre l’Italia, insieme alla Spagna, tra i grandi Paesi europei è quello che ha il tasso di omicidi con vittime donne più basso.