L'ex sindaco di Scafati tenta di proteggere Salvini: "La foto con il figlio del boss? Una strumentalizzazione"
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L'ex sindaco di Scafati tenta di proteggere Salvini: "La foto con il figlio del boss? Una strumentalizzazione"

Pasquale Aliberti - la cui giunta fu sciolta da Minniti proprio per presunte connivenza con i Matrone - scrive all'ex ministro: "sono preoccupato per te e per come ti attaccheranno"

Pasquale Aliberti
Pasquale Aliberti
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11 Settembre 2019 - 19.32


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L’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, ha scritto un lungo post su Facebook in difesa di Matteo Salvini e del selfie con Antonio ‘Michele’ Matrone, figlio del boss di Camorra Francesco Matrone, che da stamattina circola in rete e che ha sollevato un polverone, spingendo i cinque stelle a chiedere ‘immediate spiegazioni’ all’ex alleato di governo. 
Aliberti, anche lui al centro di una polemica che riguardava una foto – poi smentita – che raffigurava suo fratello proprio sulla barca del boss Matrone, scrive a Salvini: “Quando ti ho visto in foto, ad un raduno della Lega, in un selfie, a prendere un caffè con Michele Antonio Matrone, con precedenti penali, figlio del più pericoloso boss di Scafati e dell’Agro, quello che secondo la Procura era il tramite dei Casalesi, Franchino a’ belva, catturato, dopo una lunga latitanza nel 2012, ho tremato io per te per la strumentalizzazione che avrebbero messo in campo, cosa che puntualmente è accaduto sui giornali locali questa mattina”.
L’amministrazione comunale a guida Aliberti era stata sciolta dall’allora Ministro Minniti proprio per accostamenti con questa famiglia: “Devi sapere” scrive l’ex sindaco all’ex Ministro, “e ti invito a leggere il decreto di scioglimento del Ministro Minniti che nella motivazione principale individua due imprese funebri vicine alla camorra che avremmo favorito perché non pagavano l’affissione dei manifesti funebri da sempre, semplicemente perché avremmo ritardato la procedura di gara: di una delle due imprese risulta essere proprietario, a leggere il suo profilo fb, proprio il tuo amico di caffè. Proprio così, ancora oggi ne è il proprietario, perché per lo Stato erano camorristi finché il sindaco ero io per poi essere di nuovo autorizzati dalla Commissione Straordinaria e dai funzionari del Ministero qualche ora dopo lo scioglimento con un’autorizzazione a seguito di autocertificazione del certificato antimafia”.
Un lungo sfogo che è anche una sorta di arringa difensiva: “Nulla è valso che da sindaco, al braccio destro del Boss, papà del ragazzo che si definisce tuo amico davanti ad un caffè, nel silenzio assordante delle istituzioni, ho acquisito al patrimonio comunale una proprietà con un abuso che gli stessi avevano realizzato quando amministravano gli amici di Minniti e nulla è valso che, dalle intercettazioni dei Ros, in occasione degli abbattimenti in danno, questi, al telefono, parlando tra loro mi minacciassero con frasi “…dobbiamo fargli uscire il sangue a quell’uomo di merda e sua moglie che è consigliere regionale…””.
“Sono preoccupato per te e la cattiveria che già stamattina hanno cominciato a mettere in campo – scrive infine Aliberti – Ti scrivo perché sono certo che nella tua agenda politica vengono prima gli italiani, magari anche prima degli immigrati ma soprattutto prima di quella montagna di #merda che si chiami camorra, mafia, ndrangheta o sacra corona unita. Ti scrivo semplicemente per chiarire la tua lontananza da quel post di quel figlio del Boss che mai ha preso le distanze sconfessando pubblicamente la sua famiglia, suo padre per il camorrista che è o è stato”.

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