L’ennesima sceneggiata fascista andata in scena in un paese nel quale passano i giorni ma saluti romani e richiami al duce vengono sempre tollerati in barba alla legge e al buonsenso.
Così ci sono stati saluti romani fuori dalla basilica di San Lorenzo fuori le mura dove si è svolta la cerimonia funebre di Stefano Delle Chiaie, un eversore della destra neofascista e collaboratori di dittatori come il cileno Pinochet e il boia di Lione nazista Babie.
Esponenti storici di Avanguardia Nazionale (organizzazione sciolta per fascismo) ma anche più giovani esponenti di Forza Nuova sono andati a dare l’ultimo saluto al ‘comandante’ morto lunedì scorso a 82 anni.
Durante tutta la funzione otto militanti dell’organizzazione neofascista sono rimasti sull’altare accanto alla bara ricoperta dal tricolore e alla fine hanno fatto un picchetto in suo onore.
Poi è stato osservato un minuto di silenzio per “tutti i camerati morti” prima del “presente” all’esterno della basilica di San Lorenzo fuori le mura accompagnato dai saluti romani.
Incredibili le parole del sacerdote, rivolte non a un benefattore ma a uno dei protagonisti più discussi degli anni di piombo e dell’eversione nera
“Lo abbiamo stimato, abbiamo condiviso la sua storia, lo abbiamo amato e ci ha amati – ha detto il parroco don Pietro durante l’omelia – Noi eravamo molto amici pur avendo idee diverse. Avere idee diverse non ha mai generato lo scontro fra di noi”. E ancora: “Stefano ha cercato di condividere la sua vita con gli altri con il suo modo di pensare. Era un uomo molto serio, dalle idee profonde”.
Idee profonde quelle di un eversore fascista implicato in atti di violenza e provocazioni contro la sinistra?
E se fosse stato un benefattore che cosa avrebbe detto?
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