I sindacati di polizia (toni a parte) dicono le stesse cose di Chef Rubio e non sono 'miserabili'
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I sindacati di polizia (toni a parte) dicono le stesse cose di Chef Rubio e non sono 'miserabili'

C'è stata una grande polemica sulle parole di Gabriele Rubini. Ma da anni molti operatori puntano l'indice sulla scarsa attenzione verso l'addestramento e i sistemi di protezione

La questura di Trieste
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5 Ottobre 2019 - 12.36


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Forse si potrà discutere sul tempismo e l’impatto sul momento emotivo. Forse si potrà discutere sul tono polemico.
E infatti molte sigle sindacali della polizia (ma non il Siulp) l’hanno presa male.
Però se guardiamo alla sostanza in maniera fredda e razionale non si può non vedere che gli stessi rilievi fatti da Chef Rubio sono quelli che da tempo immemore fanno molti sindacati di polizia e, parlando privatamente, anche molti agenti delle forze dell’ordine.
C’è una carenza di addestramento. C’è una carenza nei sistemi di protezione dei poliziotti stessi che non riguarda solo le fondine difettose.
C’ un insufficiente allenamento all’uso delle armi e, soprattutto, al loro uso in condizioni di stress e di sorpresa.
C’è una insufficiente attenzione sulla stessa forma fisica. Senza distinguere tra chi svolge ruoli amministrativi e chi, al contrario, ha a che fare con arresti, arrestati, perquisizioni e controllo del territorio.
C’è di tutto e di più. Basterebbe parlare con qualsiasi operatore delle forze dell’ordine.
Del resto tre episodi gravissimi in poco tempo ci dovrebbero far riflettere.
Nel caso della morte del vice-brigadiere Cerciello Rega sono finiti sotto i riflettori (c’è una inchiesta della procura militare) alcuni aspetti che hanno portato a ipotizzare una sottovalutazione dei rischi da parte dei carabinieri. Con il risultato, tragico, di due militari dell’Arma sopraffatti da due ragazzini, per quanto esaltati e spietati.
Alla Stazione Tiburtina (anche se si tratta di una Guardia giurata si tratta pur sempre di un operatore della sicurezza) uno squilibrato dopo aver accoltellato l’agente gli ha sottratto la pistola e si è ucciso.
E se avesse usato l’arma contro chi passava? In quel caso la pistola della Guardia Giurata si sarebbe trasformata da strumento di difesa della sicurezza in strumento di morte perché finito in mani criminali.
Lo sappiamo o no che un eventuale terrorista o criminale non chiede il permesso ma cerca di cogliere si sorpresa la vittima?
E che preparazione hanno le guardie giurate che portano con le le pistole?
Egualmente a Trieste gli agenti avevano a che fare con un ragazzo che dava segni di squilibrio mentale, come avevano detto i suoi familiari che prima della polizia avevano chiamato l’ospedale.
E in questi ci deve essere un protocollo particolare o no?
Proprio perché il dolore per la morte di Cerciello Rega e per i due agenti di Trieste (e per il trauma del poliziotto privato ferito alla gola) non sia fine a se stesso c’è da mettere al centro il tema della preparazione professionale e quello della prodezza psico-fisica degli operatori delle forze di polizia, soprattutto di chi svolge ruoli e mansioni operative.


Non ve la caverete dando del miserabile a Chef Rubio. 
Ma se proprio non lo si sopporta si dia ascolto a quello che dicono sindacati di polizia, operatori e chiunque abbia a cuore la sicurezza di questo paese.
Le corone di fiori, le sirene spiegate, la solidarietà e la commozione della gente sono un grande segnale di unità e partecipazione. Ma la prevenzione è la vera e unica risposta. Preparazione, addestramento e protocolli ben studiati. Questo serve. Non altro.

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