"Cancellate quel murale!", l'indignazione per l'omaggio a Diabolik
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"Cancellate quel murale!", l'indignazione per l'omaggio a Diabolik

Nel quartiere romano di Torpignattara è comparso un murale dedicato a Fabrizio Piscitelli, il leader degli Irriducibili della Curva Nord assassinato al Parco degli Acquedotti lo scorso 7 agosto.

Diabolik
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

18 Novembre 2019 - 14.15


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“Irredimibile”. Durissimo, pessimista Leonardo Sciascia bollava così la situazione di Palermo e della Sicilia, di fronte alla mafia, e non solo. Era l’88, era l’anno che avrebbe preceduto quello della sua morte.
A due giorni dal 20 novembre, trentesimo anniversario della morte dello scrittore siciliano, quella parola pesante come un sasso raccolto in riva al mare, torna alla mente per rappresentare un’altra realtà, distante da quella di Sciascia.
Oggi è Roma ad apparire irredimibile. E’ quello a cui ho pensato leggendo che alla luce del giorno, tra venerdì e sabato, a Torpignattara, sul prospetto di un palazzo è comparso un grande murale col volto di Fabrizio Piscitelli, in arte criminale conosciuto come Diabolik. Capo ultrà della Lazio e tant’altro, neofascismo compreso, traffico di droga compresa, la sua faccia sorridente è divenuta una icona inquietante, tollerata e impunita sugli spalti dell’Olimpico di Roma.
Ora campeggia su via Pietro Rovetti. Volto sorridente, occhiali da soli che lo contraddistinguevano, l’ex “capitano” degli irriducibili, mani in pasta in tanti traffici criminali, soprattutto in quella zona di Roma nord che fu, e continua ad essere, di Carminati e del suo esercito, appare come sfida, come messaggio di immortalità di una certa Roma con la quale Roma ha dovuto fare, deve fare e dovrà fare i conti. Diabolik, all’anagrafe Fabrizio Piscitelli, ucciso mercoledì 7 agosto su una panchina di uno dei parchi di Roma, il parco degli Acquedotti, sembra voler dire che è vivo e che continua a comandare in mezzo a noi, su tutti noi. Sui social, a rivendicare l’opera è stato “Noah Graffiti”.
Foto e video testimoniano il lavoro indisturbato del graffitaro, che probabilmente non è intervenuto per puro amore dell’arte. Anche questi, video e foto, appaiono una sfida nella sfida. Lavoro non autorizzato, ritratto che rimane, che forse rimarrà, intoccabile. Come certo potere criminale che a Roma sembra una crosta impossibile da rimuovere, su una ferita infetta, piena di pus. Roma non sembra capace di uscirne, a volte sembra non volerne uscire. Certa politica, un neofascismo che ha goduto e continua a godere di benevolenza, complicità e foraggiamento di strati spessi e potenti della sua borghesia immorale e incivile, vocata al culto dell’illegalità, continuano ad avere la meglio sui timidi movimenti di rivolta civile.
Movimento civile che appare insufficiente, fragile Davide. La cattiva politica mantiene allo sbando la città, chi dovrebbe opporsi non sa opporsi, non sa costruire una ipotesi che sia di resistenza e di ricostruzione. Criminale il “patto” che tiene prigioniera Roma, criminale l’incapacità di pensare e costruire una Roma diversa, capace di fronteggiare e distruggere quel Blob micidiale fatto di laida politica, fascismo criminale, e crimine apparente comune, che come Zelig veste ora i panni del trafficante di droga, ora dell’ultrà con questi o con quegli altri colori, poco importa quali. L’importante è comandare dentro lo stadio, fuori, nei quartieri alla deriva, lì dove si muovono flussi di uomini e flussi di denaro.
A fonte di tutto questo, il ritratto di Diabolik a Torpignattara va cancellato immediatamente, e in pieno giorno, perchè tutti vedano, perchè arrivi chiaro il messaggio che non c’è spazio per alimentare il culto del crimine. Certo, sarà poca cosa, ma va fatta, e subito. Poi c’è tutto il resto che attende d’essere fatto, ma questa è un’altra storia.

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