Quando la solidarietà non cede alle minacce: l'esempio don Pietro Sigurani
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Quando la solidarietà non cede alle minacce: l'esempio don Pietro Sigurani

E' qui che don Pietro Sigurani, 83 anni, ha applicato alla lettera l'invito di papa Francesco, aprite le chiese ai poveri.

Mensa dei poveri di Sant'Eustachio
Mensa dei poveri di Sant'Eustachio
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26 Novembre 2019 - 15.48


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Tutt’attorno, turisti e politici. La Chiesa di Sant’Eustachio, a Roma, è a due passi dal Pantheon, ma anche dai Palazzi del potere, dalle strade dove il Natale che si annuncia non è quello della carità ma l’altro, quello dettato dal calendario del consumismo.
E’ qui che don Pietro Sigurani, 83 anni, ha applicato alla lettera l’invito di papa Francesco, aprite le chiese ai poveri. Ed ogni giorno la sua chiesa è mensa per i più poveri, così da 6 anni. Sant’Eustachio è ormai conosciuta come la basilica della Carità. Presto, per iniziativa di don Pietro vedrà la luce anche una Casa della Misericordia, con docce e bar, perchè la dignità dell’uomo è il cruccio di questo anziano prete, che ben conosce il bisogno e il dolore. L’esperienza di don Pietro Sigurani è raccontata da Paolo Pegoraro sulle pagine di Famiglia Cristiana.
Don Pietro perse il padre a 8 anni nel bombardamento del quartiere romano di San Lorenzo. Per il bambino iniziò una vita difficile, fatta anche di fame. Il prossimo anno il prete di Sant’Eustachio festeggerà i 60 anni di sacerdozio.
Viviamo un momento difficile per la solidarietà e la carità, lo sa bene don Pietro che ha dovuto proseguire la sua strada incontro ai poveri non badando anche a certi avvertimenti, come quella scritta lasciata alla sua porta: “La Chiesa non è dei poveri”. Nel nostro tempo difficile, attraversato dall’odio e dalla diffidenza l’opera quotidiana di un prete come don Pietro arriva a dare fastidio. Lui lo sa, nell’intervista a Famiglia Cristiana è il primo a dire quanto sia difficile oggi entrare nello spirito del Vangelo. Don Pietro si dice un “convertito”; convertito dai poveri ad un modo nuovo e diverso di fare carità. “O si serve con cuore gratuito – dice – o non serve a niente…”. E prosegue:” Se offro un piatto di pasta a un fratello, lui deve sentire che gli sto donando tutto me stesso, non soltanto un piatto di pasta…”.
Per don Pietro, è tempo che la carità faccia un salto di qualità. Per la nuova Casa della Misericordia è stata già raccolta una somma importante, frutto di tanta miracolosa carità, ma ancora non basta. Altra carità è attesa a Sant’Eustachio per portare a termine l’idea di accoglienza di don Pietro. un luogo non soltanto dove mangiare, un luogo dove incontrarsi e parlarsi, perchè no, sorseggiando un caffè. Il recupero della dignità dell’uomo deve andare oltre il piatto di pasta.
Don Pietro ci tiene a riferire le parole di chi è entrato nella sua chiesa, magari con scetticismo, e ne è uscito con una nuova considerazione del concetto di Provvidenza: “Io non sono credente – gli ha confessato il passante incuriosito da quella chiesa trasformata in mensa – ma questo tempio pieno di poveri che sono serviti e mangiano in modo dignitoso, mi fa pensare”.

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