Terrorismo nero, come funzionava la rete neonazista stanata dalla Digos
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Terrorismo nero, come funzionava la rete neonazista stanata dalla Digos

Progettazione di attentati, chat russe, contatti all'estero. E il timore che quella scoperta sia solo la punta dell'iceberg.

Armi dei neonazisti
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29 Novembre 2019 - 20.18


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Quanto dobbiamo preoccuparci del terrorismo nero in Italia? In seguito al blitz Ombre Nere della Digos e al ritrovamento, in casa di un 57enne di Monza di nome Maurizio Aschieri di un arsenale di armi (un fucile, una carabina, due revolver e diverse munizioni), sta montando il sospetto che dietro al Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori ci possa essere una rete più estesa. 
Anche se Aschieri al momento non risulta far parte della galassia neonazista e sarebbe estraneo al tentativo di fondazione del movimento antisemita, gli investigatori dell’Antiterrorismo stanno cercando di valutare tutti i possibili tasselli di un network ancora poco chiaro, con l’obiettivo principale di rintracciare i canali per l’approvvigionamento di eventuali armi da parte del gruppo neonazi. Era proprio uno di loro, in un’intercettazione, a spiegare: “possiamo avere a disposizione armi e esplosivi, sforneremo soldati pronti a tutto”.
In particolare proprio Pasquale Nucera, ex legionario ed esponente di spicco della ‘ndrangheta, che con Aschieri ha avuto dei contatti, ha un passato da collaboratore di giustizia ed è già referente di Forza Nuova per il ponente ligure e secondo le indagini sarebbe stato addetto all’addestramento delle nuove leve. L’inchiesta, partita da Enna fino a coinvolgere diversi estremisti di destra del Nord, potrebbe dunque essere tutt’altro che conclusa.
Gli inquirenti stanno anche tentando di capire a che punto fossero arrivati i progetti degli attentati di cui gli indagati parlavano nelle intercettazioni. In una di queste, uno degli indagati proponeva di ingaggiare uno straniero di nazionalità marocchina per il lancio di una molotov contro una sede dell’Anpi in Liguria, affinché risultasse come unico colpevole. Su quest’ultimo elemento, la stessa presidente nazionale dell’Anpi, Carla Nespolo, ha espresso “preoccupazione” parlando di “un clima generale di violento attivismo nero”.
Non solo nostalgici del Terzo Reich: in altre intercettazioni si era fatto cenno anche al gesto del giovane neonazista Stephan Balliet che, vestito con mimetica elmetto e mascherina, solo poco più di un mese fa aveva attaccato una sinagoga in Germania uccidendo due persone.
La maggior parte delle conversazioni si svolgevano su chat russe e su un gruppo whatsapp, a cui partecipavano anche alcune donne, ritenute elementi di spicco nella neonata organizzazione, come una madre padovana, che si definiva ‘sergente del fuhrer, e una trentenne che era stata eletta ‘Miss Hitler’.
Una serie di legami erano stati stretti anche all’estero: il gruppo cercava anche di accreditarsi in diversi circuiti internazionali avviando contatti con organizzazioni di rilievo come “Aryan White Machine – C18” (espressione del circuito neonazista Blood & Honour inglese) ed il partito d’estrema destra lusitano “Nova Ordem Social”.

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