“La mia infanzia finisce a 8 anni”. Inizia così il ricordo di Sami Modiano, uno dei sopravvissuti all’orrore di Auschwitz. “Quando mi chiedono, Lei è un sopravvissuto? Rispondo di sì, ma in realtà sono ancora lì ad Auschwitz-Birkenau, non sono mai uscito di lì. Ero un ragazzo, come posso dimenticare quello che ho visto?”. La sua testimonianza nella Giornata della Memoria è insieme un grido di dolore e un potente invito a non dimenticare.
Sami Modiano, oggi 89enne, fu deportato con la famiglia dall’isola di Rodi in Grecia quando di anni ne aveva appena 13. Il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau diventò la sua prigione. Oggi, intervistato dall’Osservatore Romano, questo prezioso testimone della Storia spiega quanto sia importante che la memoria di ciò che è stato resti viva.
“Ecco perché ne sono uscito vivo. Perché devo cercare di trasmettere ai giovani. Scrutando le loro lacrime in quel cimitero che si chiama Birkenau, davanti alle camere a gas ho giurato che avrei continuato. Se sarà il momento di andare via, me ne andrò sereno, consapevole che quello che ho fatto, l’ho fatto con grande, doveroso impegno.
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