La Capitaneria di Porto chiese al Viminale di far sbarcare a Lampedusa i migranti di Open Arms
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La Capitaneria di Porto chiese al Viminale di far sbarcare a Lampedusa i migranti di Open Arms

Lo ha scritto il Tribunale dei ministri di Palermo nella richiesta di autorizzazione a procedere per Matteo Salvini. L'ammiragio Martello: "La mia priorità era garantire la sicurezza delle vite umane"

Salvini e la Open Arms
Salvini e la Open Arms
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4 Febbraio 2020 - 13.23


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Dagli atti emerge che la volontà di Salvini di ostacolare Open Arms avvenne con il parere contrario di molti soggetti che, evidentemente, ipotizzando che stesse accadendo qualcosa di poco lineare si sono cautelati mettendo per iscritto le oro obiezioni.
Il 14 agosto del 2019 l’ammiraglio Ispettore Nunzio Martello, del Comando generale delle Capitanerie di porto, dopo una interlocuzione con il Viminale, chiese al capo di gabinetto dell’allora ministro Matteo Salvini, Matteo Piantedosi, di fare sbarcare i 164 migranti a bordo della nave Open Arms a Lampedusa.
Lo ha scritto il Tribunale dei ministri di Palermo nella richiesta di autorizzazione a procedere per Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona per non avere fatto sbarcare i migranti.
La decisione fu poi presa dalla Procura di Agrigento che iscrisse l’ex ministro nel registro degli indagati. “Deve poi menzionarsi, per la sua notevole rilevanza, l’interlocuzione telefonica intercorsa il 14.8.2019 tra il Capo di Gabinetto, Prefetto Matteo Pianteodsi e l’Ammiraglio Ispettore Nunzio Martello, Capo del I° Reparto ”Personale” del Comando Generale delle Capitanerie di Porto che, in assenza del C.A. Liardo, lo aveva sostituito quel giorno nelle funzioni di capo del III° Reparto e, in quella veste, aveva curato i rapporti con il Gabinetto del Ministro dell’Interno”.
“In particolare, premesso di aver autorizzato la notte del 14 agosto, in considerazione delle condizioni meteorologiche avverse, il ridosso a Lampedusa dell’imbarcazione Open Arms, essendo invece rimaste inesitate le richieste di Pos reiteratamente avanzate dal comandante, l’Ammiraglio ha riferito di aver avuto nell’occasione contatti diretti con il Capo di Gabinetto del Ministro, al quale aveva comunicato ”che l’unico ridosso possibile, considerate le avverse condizioni meteo-marine, sarebbe stato Lampedusa”, aggiungendo come a suo avviso fosse ”necessario assegnare un Pos alla nave, suggerendo Lampedusa””, scrivono le tre giudici della richiesta.
 “In risposta a tale considerazione, il Capo di Gabinetto gli aveva dunque comunicato ”che il Pos a Lampedusa non sarebbe stato concesso” (il dichiarante ha precisato di non essere in grado di chiarire se tale rifiuto di indicazione di Pos, le cui ragioni non gli vennero in quel frangente esplicitate, fosse riconducibile al Ministro dell’Interno, avendo egli interloquito con il solo Piantedosi) – scrivono le giudici – suggerendogli, piuttosto, di ”inviare la nave a Trapani o a Taranto, senza – peraltro – che tali località venissero indicate come Pos”.
L’Ammiraglio Martello rappresentò a quel punto che ”non avrebbe autorizzato il movimento della nave verso tali porti, in assenza di indicazioni formali circa l’assegnazione in capo a tali porti quali Pos.”.
Lo stesso ha altresì aggiunto, in sede di sommarie informazioni rese al Collegio: ”La mia priorità è stata quella di autorizzare il ridosso a Lampedusa, per garantire la sicurezza delle vite umane. L’arrivo della nave presso i porti di Trapani o Taranto, senza indicazione di tali porti come Pos, non avrebbe comunque consentito lo sbarco dei migranti. Ribadisco con forza che in quelle condizioni meteo non avrei mai autorizzato la nave ad allontanarsi da Lampedusa”.

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