Vauro sulle Foibe: "Il ricordo trasformato in trucida propaganda neofascista"
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Vauro sulle Foibe: "Il ricordo trasformato in trucida propaganda neofascista"

Il vignettista e scrittore: "La pietà per le vittime è fuori discussione ma viene usata per nascondere i crimini di Mussolini contro le popolazioni jugoslave"

Vauro Senesi
Vauro Senesi
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10 Febbraio 2020 - 17.19


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Non usa mezze misure Vauro Senesi nel parlare delle strumentalizzazioni politiche legate al “Giorno del ricordo” la cui ricorrenza cade proprio oggi.  Il vignettista toscano nell’esprimere rispetto per il ricordo delle vittime ha condannato le manipolazioni storico-politiche legate all’eccidio delle Foibe:” Premetto che non posso non condividere la pietà umana per le vittime e gli orrori della seconda Guerra Mondiale nel mondo. Ma concordo con la Serracchiani: la giornata del Ricordo è il palcoscenico della destra sovranista”

Quella di Vauro è una presa di posizione netta contro: “La Giornata del Ricordo non può essere trasformata – ha affermato – in quella della dimenticanza. Purtroppo quando la pietà umana diventa un alibi – ha proseguito – per il modo in cui è stato istituito il Giorno del Ricordo diventa un volgare e trucido strumento di propaganda sovranista e neofascista. Salvini parla di vittime del comunismo? Ed io trovo ripugnante l’uso strumentale di questa ricorrenza”.

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Vauro, ha poi voluto ricordare l’efferatezza delle condotte tenute dal regime fascista nella zona di confine con l’ex Jugoslavia prima del compimento dell’eccidio: “In Jugoslavia – ha sottolineato – ci sono stati crimini di guerra fascisti, i primi campi di concentramento. Nel discorso alle truppe del 1942 Mussolini disse: ‘so che in patria siete ottimi padri di famiglie, ma in queste terre non sarete mai abbastanza stupratori, ladri e assassini’. Il progetto fascista era un progetto di sostituzione etnica, quello che si perpetrò fu un genocidio. Noi eravamo il paese aggressore e con questa verità non abbiamo mai fatto i conti”.
Vauro ha poi chiuso con una sollecitazione ad una maggiore sensibilità storica in merito a tutte le morti di guerra: “Perché non c’è un momento in cui si ricordano le vittime jugoslave? O i molti militari dell’esercito italiano che nel Montenegro si unirono ai partigiani jugoslavi, in quanto consapevoli della violenza a cui si era arrivati? La pietà per le vittime non può diventare uno strumento auto-assolutorio o di propaganda becera”.

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