Razzismo, scene di panico, ipocrisia, sciacallaggio: il Coronavirus tira fuori il peggio di noi
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Razzismo, scene di panico, ipocrisia, sciacallaggio: il Coronavirus tira fuori il peggio di noi

Chi pensava che il mondo non potesse scendere più in basso è costretto a ricredersi: nel giro di cinque giorni l'Italia ha cominciato a mostrare il suo volto peggiore

Una ragazza taiwanese avverte di non essere cinese
Una ragazza taiwanese avverte di non essere cinese
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

25 Febbraio 2020 - 14.22


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Non sono passate che poche ore dalla notizia che c’è un caso di Coronavirus a Palermo, che i supermercati sono stati presi d’assalto, le farmacie svuotate delle dosi di Amuchina. Tutto confermato dalle immagini di chi vaga per una città, anzi per un’Italia impazzita.

Si guarda al Coronavirus con un misto di preoccupazione e di macabra curiosità: davvero siamo sull’orlo di una crisi sanitaria? Evidentemente sì, anche se gli scienziati di tutto il mondo invitano alla calma. Ma non basta, la macchina del panico si è già messa in moto: potrebbe venire giù Cristo in persona ad assicurare che no, l’umanità non si estinguerà, ma non saremmo comunque tranquilli. E se poi quel caso grave su dieci sono io? E se poi la badante filippina mi contagia? Ma è filippina, mica è cinese. E anche se fosse cinese, non è che i virus fanno distinzione di razza, colpisce gli esseri umani. Sta di fatto però che ieri un uomo filippino è stato schiaffeggiato in un supermercato, un conducente di un bus a Napoli non ha fatto salire un asiatico a bordo tra gli applausi dei passeggeri, una donna andava in giro stamattina a Milano con quattro post-it attaccati al gubbino, che recitavano in quattro lingue diverse: “Sono taiwanese, non cinese”. Siamo a questo punto, e siamo solo all’inizio.

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Chi pensava che il mondo non potesse scendere più in basso è costretto a ricredersi: finti infermieri che truffano gli anziani sfruttando la loro paura, politici senz’anima e senza vergogna che mettono i bastoni tra le ruote al governo forse meno indicato per affrontare una simile emergenza ma che ci sta provando comunque (l’alternativa quale sarebbe, c’è da chiedere ai sovranisti? Le dimissioni? In un momento simile?), persone che fuggono dalle zone rosse perché abbandonati e senza possibilità di fare la spesa, ironia a fiumi su twitter che pervade tutto e rende impossibile rendere serio l’argomento. Come sempre, oscilliamo tra due estremi: da un lato il panico più totale, dall’altro il menefreghismo. In un contesto polarizzato dal linguaggio del web, che non ammette sfumature, abbiamo dimenticato le vie di mezzo, che si può essere seri senza diventare allarmisti, o ironici senza essere sciacalli. Abbiamo dimenticato tante cose, e il Coronavirus sembra davvero una piaga figlia dei tempi: un virus che mette in luce le nostre ipocrisie, le nostre cattiverie e paure, in maniera chiara e netta, senza più filtri.

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