Giovedì 12 marzo. 8° giorno
Oggi ho voluto proporre ai ragazzi un altro personaggio della Peste di Camus che mi ha sempre affascinato. Si tratta di un giornalista parigino di nome Rambert, che si trovava per motivi di lavoro a Orano nel momento in cui esplode l’epidemia e che cerca in tutti i modi di abbandonare la città per ricongiungersi con la fidanzata che era rimasta in Francia.
In un primo tempo il giornalista percorre tutte le vie legali per allontanarsi, ma quando scopre che sono inutili cerca di corrompere le guardie che presidiano le porte d’ingresso, progettando fantasiose evasioni, che però falliscono. Da quel momento il giornalista diventa un’ombra che vaga per la città devastata dalla peste, che per lui è diventata una prigione che lo separa dai suoi affetti. A un certo punto però Rambert ha come un’illuminazione: è impossibile essere felici da soli, in un mondo che soffre e per questo sceglie di lottare insieme ai medici e ai volontari per arginare il contagio e aiutare i malati.
Quante coincidenze con quello che sta accadendo proprio oggi nelle nostre città, che sono diventate un pò per tutti delle trappole. Nel dramma collettivo che stiamo attraversando pochi hanno esplorato l’esperienza traumatica dell’improvvisa solitudine degli amanti, causata delle drastiche limitazioni che i recenti decreti del Presidente del Consiglio hanno imposto alla nostra libertà di movimento. Ci sono molti Rambert in questo momento in Italia che soffrono perché separati dalle persone che amano, e la separazione degli affetti è un’altra delle conseguenze più terribili del virus che ci sta assediando.
Potranno bastare il senso civico e il rispetto delle regole per consolare l’inverno dei cuori?
Argomenti: covid-19