Turni massacranti e nessuna sicurezza contro il virus: lo schiavismo dietro il business degli ordini online
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Turni massacranti e nessuna sicurezza contro il virus: lo schiavismo dietro il business degli ordini online

Il racconto di un addetto in un magazzino di un supermercato: "ho lavorato anche 13 ore consecutive, con solo 15 minuti di pausa"

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14 Marzo 2020 - 10.51


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Da quando i negozi sono stati chiusi e gli ordini online nei supermercati si sono triplicati, realtà lavorative sono diventate delle condizioni di schiavismo. È quanto emerge dalla storia di Marco (nome di fantasia), raccontata da Redattore Sociale: “I turni erano sfiancanti: io ho lavorato anche 13 ore consecutive, con solo 15 minuti di pausa. C’era anche chi saltava il pranzo per cercare di uscire un po’ prima. Quando finivo ero distrutto: avevo solo il tempo di mangiare e andare a dormire, ma non riposavo mai abbastanza. Ero sempre stanco e stavo perdendo peso, e cosi’ alla fine ho deciso di non firmare il rinnovo del contratto”. 
Marco è di Firenze e lavorava in un magazzino di una catena di supermercati: “I turni di lavoro venivano cambiati all’ultimo momento – racconta -. Ti arrivava un messaggio la sera prima, in cui il responsabile ti chiedeva di entrare prima il giorno successivo, spesso con la promessa di uscire presto. Ma non era mai così. E i nuovi arrivati come me, che non avevano il contratto a tempo indeterminato, si sentivano costretti ad accettare. Così entravi e non avevi neanche il tempo di salutare, ti mettevi subito a testa bassa a lavorare: c’era poi chi faceva doppio turno e lavorava da mezzanotte fino alle 4 di pomeriggio senza fermarsi. E per i nuovi, che non avevano il badge, era il responsabile a segnare l’orario di entrata e di uscita, non calcolando sempre tutto il tempo lavorato”. 
Marco racconta poi che il suo gruppo di lavoro in magazzino era sotto organico e questo aveva acuito i problemi: “Molti erano in ferie e nella squadra, anziché 46 persone, ce n’erano solo una quarantina – spiega – Spesso ci chiedevano di svolgere mansioni diverse dalla nostra: una volta finito il nostro lavoro dovevamo anche pulire i bagni, togliere i cartoni buttati a terra in magazzino e riempire gli scaffali del supermercato. A volte ci mandavano a lavorare nella stanza dove vengono conservate e catalogate tutte le buste della spesa prima di essere spedite, senza riscaldamento: in tempi normali, lì c’è una squadra apposita di magazzinieri muniti di appositi giubbotti, ma in mancanza di personale mandavano noi. Faceva molto freddo e ci lasciavano lì anche un’ora, in felpa, senza l’attrezzatura adeguata. In un momento come questo, è sicuramente importante che la gente abbia la possibilità di farsi portare la spesa direttamente a casa, ma non è giusto che per dare loro questa opportunità ci siano persone che lavorano in queste condizioni”.

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