Ci sarebbe da pensare che in questi tempi bui una cosa che non può venire meno è la solidarietà. Che l’odio, il razzismo, l’intolleranza, siano diventati fantasmi di un passato molto recente, che il virus, se proprio bisogna trovargli un pregio, è quello di aver scacciato la cattiveria dai cuori degli italiani.
Non è così, purtroppo. E lo dimostra la pioggia di insulti che ha accolto il ritorno a casa di Luca Tacchetto e Edith Blais, la coppia italo-canadese che è riuscita a fuggire dal sequestro in Mali dopo 15 mesi di prigionia.
I due erano stati rapiti in Burkina Faso nel dicembre 2018. Erano partiti in auto dall’Italia, attraversando Francia, Spagna, Marocco, Mauritania e Mali prima di arrivare in Burkina Faso. Tacchetto e Blais sono riusciti a fuggire dai loro sequestratori a Kidal in Mali e hanno fermato un’auto che li ha condotti alla più vicina base dei caschi blu dell’Onu. È la ricostruzione fatta dal capo della missione Onu Minusma, nel Mali, Mahamat Saleh Annadif, in base ad alcune informazioni preliminari. I due giovani, vestiti da tuareg, “sono sicuramente riusciti a fuggire, sono stati prelevati da un veicolo civile che li ha portati al campo di Minusma”, ha detto il capo della missione Mahamat Saleh Annadif.
Eppure, questa storia non è bastata a placare la sete di odio di molti, che sui social hanno riversato frustrazione e insulti che di questi tempi sono ancora più gravi. Siamo tutti bravi a essere fieri dell’Italia sui nostri balconi, ma quando abbamo di fronte una buona notizia che potrebbe unirci ancora di più ci riveliamo i soliti meschini.
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