Lo voglio dire, anche se qualcuno si sentirà toccato nel suo orgoglio professionale. Non posso più sopportare lo stillicidio quotidiano dei dati che registrano contagiati, morti; non riesco più a sentire esperti che litigano in tv; non voglio più vedere immagini che testimoniano e certificano la scomparsa di centinaia di persone. E mi rifiuto di seguire la logica del sensazionalismo che sta contagiando una certa informazione. Oggi la prima pagina di un giornale locale aveva questo titolo: 2 casi a C.: il virus dilaga.
Se due casi sono sufficienti per dire che il virus dilaga abbiamo perso il senso della realtà. Per questo ci vuole misura nel confezionare i titoli delle notizie, perché peggio del virus c’è la paura del virus, che potrebbe fare molte più vittime. In una situazione così difficile è necessario alimentare la speranza, che è un vaccino potente e non ha bisogno di lunghe sperimentazioni, ma può essere prodotta in quantità industriale da ciascuno di noi. Il ruolo dell’informazione in questo senso è fondamentale.
É necessaria un’etica della misura e della responsabilità che bilanci il diritto di cronaca con la salute mentale dei cittadini.
Per questo registro con estrema soddisfazione la notizia che whatsapp, in collaborazione con l’Oms e l’Unicef ha deciso di lanciare il whatsapp coronavirus infomation hub che è una guida per orientarsi in maniera corretta nella selva di notizie che riceviamo, con un consiglio fondamentale, che è quello di controllare le fonti da cui provengono, con lo scopo di impedire la circolazione di informazioni false che potrebbero generare panico, perché in questo momento l’unica salvezza per muoversi dentro il mare tempestoso del virus è affidarsi alla razionalità, dal momento che il sonno della ragione produce mostri, come ci ricorda Francisco Goya.
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