Il Presidente del Parco nazionale della Pace e sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, insieme al superstite della strage nazista di Sant’Anna di Stazzema del 12 agosto 1944 e presidente dell’Associazione Martiri, Enrico Pieri, scrivono in una lettera-appello inviata alla cancelliera tedesca Angela Merkel: “L’Europa si trova di nuovo divisa da interessi particolari: mentre si cerca una risposta univoca, il Suo Paese e pochi altri si oppongono alla emissione dei cosiddetti eurobond, che permetterebbero l’emissione di titoli di debito tramite i quali tutti gli Stati dell’Ue possono diventare responsabili del debito in maniera congiunta, dando una spinta alla ripartenza di tutta l’Europa. Così si alimenta un altro virus, quello dei nazionalismi e assieme alle migliaia di vittime che piangiamo ogni giorno nei nostri Paesi, rischiamo di piangere un’altra vittima che è l’Europa politica, ogni giorno sotto attacco e che avrebbe oggi lo strumento per battere forte un colpo. Siamo tornati ad essere italiani, tedeschi e non più europei”.
La lettera di Verona e Pieri chiede a Merkel di “rivedere la sua posizione sui cosiddetti eurobond e intraprenda una strada verso la solidarietà europea perché si rischia altrimenti di vanificare l’impegno di anni per l’integrazione europea”.
“Non saremo noi a convincerla, ma sappia che nessuno può uscire da solo da questa crisi: non crediamo che ci siano interessi nazionali da salvaguardare, ma europei. Ce lo ha detto il Papa e ce lo insegna la storia”, scrivono Verona e Pieri. “Il Covid-19 ci ha scoperto tutti fragili, impreparati ad un nemico che non si combatte con le leggi, con le armi, ma con la scienza. Tutti hanno iniziato a chiudere le frontiere, a tornare a pensare per sé”.
“Le scriviamo dal Parco Nazionale della pace di Sant’Anna di Stazzema, un paesino in Toscana in cui il 12 agosto 1944 fu commesso un crimine contro l’umanità dalle truppe naziste che bruciarono, saccheggiarono e soprattutto uccisero: donne, vecchi e bambini, circa 500 nell’arco di una singola mattinata. Oggi a Sant’Anna non abita quasi più nessuno – si legge nella lettera inviata alla cancelliera Merkel – ma accogliamo migliaia di giovani, insegnando loro il significato delle parole libertà, solidarietà, rispetto, legalità. Insegniamo il valore dell’Europa e di quei valori che in quella giornata furono calpestati brutalmente. Lo facciamo ripartendo da quella data che segnò per sempre questa comunità, che nella primavera del 1944 era stata capace di accogliere sfollati provenienti dai teatri di guerra più caldi, perché Sant’Anna, sperduta in mezzo alle montagne, sembrava un luogo sicuro, lontano da tutto, anche dalla guerra”.
“Nel 1945 l’Europa era in ginocchio, vittima dei nazionalismi, dei razzismi e dei particolarismi e dalla volontà egemone di nazioni su altre nazioni, di popoli su altri popoli ritenuti più deboli e destinate a soccombere. Eppure, seppe ripartire: lo fece dall’idea che uniti si è più forti che da soli, che qualcuno non valesse più di qualcun altro, che il futuro era lo stare assieme per evitare nuove tragedie – scrivono tra l’altro Verona e Pieri – L’Europa politica fu una specie di piccolo miracolo: nazioni che si erano combattute aspramente in due guerre mondiali si univano in un’unica bandiera. Ciascuna nazione rappresentata ad una stella uguale ad un’altra, ciascuna chiamata a rinunciare a qualcosa di sé per essere in un progetto più grande”.
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