Cercando su google ‘Relazione stabile’ si viene catapultati in un mondo di consigli per le coppie e di sondaggi (‘È solo un’avventura o è una relazione stabile? 8 segni per capirlo) ma nulla che aiuti a capire cosa diavolo sia un ‘affetto stabile’, che a quanto pare rientra nella definizione di ‘congiunti’ del dcpm che dovrebbe dare il via alla fase 2.
Ma anche ‘congiunto’ è un termine ambiguo. La Treccani, per esempio, dà due significati: “congiunto agg. e s. m. (f. -a) [part. pass. di congiungere; lat. coniunctus, part. pass. di coniungĕre]. – 1. agg. Unito: forze c.; stare con le mani congiunte. 2. s. m. Parente: un mio c., una mia congiunta.
Quindi, per dire che ‘a una prima interpretazione per ‘congiunti’ si possono intendere parenti, affini, coniugi, convinventi e – forse – fidanzati e affetti stabili’ come si è affrettato a chiarire Palazzo Chigi serve un notevole sforzo di immaginazione, quando non una conoscenza del burocratese che alla maggior parte degli italiani manca.
È chiedere troppo un po’ di chiarezza? È chiedere troppo il tentare di utilizzare parole italiane più chiare, che non lascino adito a interpretazioni macchinose, che non ci costringano a mettere mano al dizionario? Perché non ‘familiare’ anziché ‘congiunto’? Perché non ‘amico’ anziché ‘affetto stabile’? Chi decide quanto è stabile un affetto? Dovremo andare in giro con una foto del nostro affetto stabile in cui ci abbracciamo o ci baciamo e lasciare che il poliziotto che ci fermerà giudichi se è una relazione o solo un’avventura? Le nostre forze dell’ordine si trasformeranno in consulenti di coppia? Ci rivolgeremo a esperti di Photoshop per incollarci nelle foto di partner di relazioni fresche e ingannare il sistema? È possibile che il nostro Governo riesca a fare un uso così oscuro della lingua italiana?
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