L’Italia riparte dopo i due lunghi mesi di lockdown e cambia faccia, orari, abitudini. Sui mezzi pubblici ci si muove mantenendo le distanze di sicurezza e con bocca e naso ben coperti; molti adulti tornano al lavoro ma i figli restano a casa, con le scuole ancora chiuse; pranzo e cena fuori sono ancora vietati ma chi vuole può ricorrere al cibo da asporto. Il Paese che ritroviamo alla riapertura è molto diverso da quello che abbiamo lasciato.
I trasporti – In treno, autobus, aereo bisogna convivere con il virus e quindi prima di tutto pensare a evitare il contagio. La parola d’ordine è quindi distanza di sicurezza, vetture e vagoni a capienza ridotta, passeggeri con la maschierina. Alle stazioni si sono viste file ordinate e a nessuno è stata rilevata una temperatura oltre i 37,5 gradi con i termoscanner. Alla stazione Termini di Roma anche il ministro dei Trasporti Paola De Micheli, andata a monitorare la ripartenza, indossava la sua maschierina. Nessun assembramento né sui mezzi di superficie né sulle metropolitane in questo “day 1”, con una mobilità ordinata e senza intoppi da un capo all’altro del Paese. Nelle stazioni dei treni, sia a Roma che a Milano c’è il deserto o quasi. Sul Frecciarossa Milano-Napoli delle 7 salgono 192 passeggeri: nessun temuto esodo nord-sud. Solo qualche migliaio di persone rientrate a casa. In aereo tutto esaurito sui due voli Alitalia tra Roma e Palermo, con 200 persone sbarcate nel capoluogo siciliano, il massimo possibile con le regole del distanziamento sociale anche in volo.
A Roma file per il metrò e molte bici – A Roma i parchi di nuovo aperti si sono subito riempiti di runner e bambini a passeggio con le mamme. Più passeggeri nelle stazioni e sui bus, più auto e tante bici in città. Molto più trafficate le strade e molto più frequentate le stazioni delle metropolitane e gli autobus. Anche se si registra comunque una flessione dell’85% dei passeggeri rispetto al pre Covid. Circa 110mila le vidimazioni su metro e Fs e 150mila sui bus di Roma: normalmente le validazioni ai tornelli di metro e Fs regionali erano 750mila e sui bus il traffico era di un milione e mezzo al giorno. Aperte le Ztl ma è tornato a pagamento il parcheggio nelle strisce blu. Traffico intenso e code si sono viste in alcune zone del Grande raccordo anulare e su via Flaminia in direzione centro, insieme a qualche rallentamento dovuto a chiusure per lavori. Qualche fila anche agli ingressi di alcune stazioni metro dove gli ingressi sono contingentati.
Al lavoro – Tanti italiani hanno ripreso il loro lavoro, ma per molti di loro c’era il problema di lasciare a casa i figli da soli, con le scuole chiuse. Sonia, romana, 38 anni, vive alla Garbatella, un quartiere popolare nella Capitale, e dice che “dei mei figli si occuperà per qualche giorno la mia vicina di casa: Ho una bambina di sei anni e un bambino di otto. Tra qualche tempo deciderò se ricorrere al part-time o se organizzare dei turni con i miei nipoti che studiano”. I nonni sono fuori gioco, perché, dice ancora Sonia, “non me la sento di metterli in pericolo: la situazione è troppo grave per correre rischi”. Simile alla sua la storia di Anna, 40 anni, part-time nell’ufficio legale di una grande azienda e mamma di tre bambini. “L’azienda ci ha costretto a tornare a lavorare in sede e così io devo parcheggiare i bambini davanti alla tv almeno per due ore perché mio marito è impegnato con lo smart working”.
Milano riapre nel segno dell’asporto – Nel capoluogo lombardo si riaprono le serrande di bar e ristoranti, dove funziona però solo il servizio di asporto, sia nei ristoranti di lusso sia nei take away o anche nei bar pasticceria. Le regole in città sono state rispettate, con qualche lieve assembramento nei parchi e una piazza Duomo meno spettrale, dove qualcuno ha anche azzardato un selfie. Unico fuori programma una manifestazione con alcune decine di partecipandi con bandiere tricolori che protestavano per i “diritti calpestati dalla pandemia”, tutti multati. In qualche momento della giornata si sono dovuti bloccare i tornelli di ingresso in metrò, ma nel complesso nella prima giornata di riapertura è filato quasi tutto liscio. Anche sui bus è bastato dare l’avviso di troppi passeggeri a bordo perché qualcuno scendesse.
Napoli, il rito del caffè non riparte – Nella città simbolo del caffè, Napoli, il rito della tazzina non riparte con la fine del lockdown: con la fase 2 infatti è permessa la consegna del caffè in asporto, ma il servizio non decolla. Resta chiuso il Gambrinus, il locale-simbolo della città. Niente tavolini nella Galleria Umberto I, dove si vedono solo i clochard e dove sono aperti solo due bar. Niente tavolini, però. In città hanno riaperto solo i piccoli bar a conduzione familiare, ma il servizio di asporto del caffè previa prenotazione viene definito assurdo dai titolari. I pochi locali aperti hanno l’ingresso sbarrato con tavolini o cordoni di plastica per impedire l’accesso dei clienti. Spesso sulla vetrina c’è un cartello con il numero di telefono per le prenotazioni. Ma le richieste non arrivano.
Firenze, ripartenza soft ordinata e senza assembramenti – Non ci sono state file o affollamento nel giorno 1 della fase 2 di Firenze, con una ripartenza dolce per la tramvia. “Il servizio è sempre stato regolare – dice l’ad di Gest, Jean Luc Laugaa -. Non ci sono stati assembramenti e abbiamo registrato al massimo 30 persone su ogni vettura, grazie alla responsabilità della maggior parte dei passeggeri, che hanno seguito e rispettato le regole”, Corse senza intoppi dunque, una ogni 4-5 minuti per tutto il giorno. Proprio l’aumento della frequenza del servizio, unita all’assenza di turisti e studenti, insieme ai controlli alle fermate, ha evitato i problemi.
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