“Lo Stato dia come diritto ciò che la mafia dà come favore”. Parole di Carlo Alberto Dalla Chiesa, che tornano nei giorni della crisi economica legata alla pandemia. A Palermo, una diecina di aziende e associazioni ha scritto al presidente della Regione Nello Musumeci e alle commissioni antimafia regionale e nazionale.
Nell’assenza di aiuti, nella lentezza del pagamento della cassa integrazione vedono il rischio che “si apra la strada a ciò che da sempre in Sicilia si spaccia per un’alternativa affidabile e vicina al popolo: la mafia e tutto il suo comparto organizzato”. “Siamo un gruppo di giovani imprenditori e rappresentanti di realtà associative siciliane che hanno scelto di restare nella propria Isola nel tentativo di invertire quell’emorragia che nei decenni ha visto allontanarsi la maggior parte dei propri affetti e legami nonché della migliore forza produttiva siciliana”.
Restare e di investire in Sicilia “a ridosso degli anni delle stragi”, “per dimostrare quanto fosse possibile sconfiggere vecchi sistemi clientelari, appositamente inefficaci, che nella logica del favore e del malsano consenso politico hanno costruito le basi dell’arretratezza e del mancato sviluppo”.
Quindi, ricordano di “aver dato lavoro a centinaia di giovani e meno giovani”, “provando a declinare in atti concreti la nostra idea di rispetto dei diritti e della legalità…Ora ci sembrano però parole che non trovano riscontro, spazzate via dalla clamorosa inefficienza di una macchina regionale che, in piena fase due dell’emergenza Covid-19, costringe alla fame i nostri e altre decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori siciliani, ai quali non è in grado di garantire il pagamento della cassa integrazione”.
A firmare il documento sono Moltivolti, Libera Palermo, Comitato Addiopizzo, Addiopizzo Travel, Arci Sicilia ,Al Revés Società Cooperativa Sociale – Sartoria Sociale, Balata Ballarak, Bisso Bistrot, CantiereCucina srls, CESIE, Centro per lo sviluppo creativo Danilo Dolci, Clac, ETS, Freschette, Mare Memoria Viva, Palma Nana Soc. Coop, Send Sicilia, Terradamare cooperativa turistica, U’Game soc coop.
“A distanza di sessanta giorni dal lockdown – concludono – comunicando di aver processato soltanto il 4% delle pratiche di cassa integrazione ricevute, la Regione Siciliana, incapace di offrire risposte alle lavoratrici, ai lavoratori e alle loro famiglie, consegna di fatto alle mafie la gestione di un bisogno che quest’ultima, come la storia dimostra, è in grado di sfruttare a proprio vantaggio con efficienza e pragmatismo”.