Lo sdegno dell'Imam di Firenze: "Ai seminatori d'odio dico vergognatevi"
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Lo sdegno dell'Imam di Firenze: "Ai seminatori d'odio dico vergognatevi"

Dopo la liberazione di Silvia Romano si è scatenata una ondata islamofoba: parla Izzedin Elzir tra i più impegnati nel dialogo interreligioso.

A sinistra Izzedin Elzir
A sinistra Izzedin Elzir
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

11 Maggio 2020 - 10.54


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“Da cittadino prim’ancora che da imam, dico che quei titoli vergognosi sono cattiva propaganda che nulla ha a che fare con il giornalismo, che è una professione nobile e importante. Titoli e articoli che incitano all’odio, demonizzano una religione e, prima di ogni altra cosa, insultano una giovane donna, cittadina italiana, che ha vissuto una esperienza drammatica. Ed è a lei, a Silvia Romano, che va il mio abbraccio virtuale”. Ad affermarlo, in questa intervista esclusiva concessa a Globalist, è Izzedin Elzir, imam di Firenze, tra i più impegnati nel dialogo interreligioso. A darne conto è la sua storia: Dal 2010 è presidente dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia e, dal 2001, Imam di Firenze. Nato a Hebron, dove si è laureato, da oltre 20 anni vive in Italia, dove ha studiato all’Accademia Italiana della Moda e Design di Firenze. Nel 1991 ha fondato la Comunità Islamica Toscana., di cui è stato responsabile culturale fino al 2001. È membro del consiglio dei saggi dell’Alleanza Islamica in Italia e responsabile culturale della Comunità Palestinese Toscana; è inoltre membro del comitato scientifico della Fondazione Synaxis e del consiglio degli stranieri presso il Comune di Firenze. Ha ricevuto il Premio Internazionale della Pace, della Cultura e della Solidarietà (2004) assegnato dal Centro Studi Giuseppe Donati e il Premio Internazionale Giorgio la Pira (2012).

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 “Islamica e felice. Silvia l’ingrata”. Così titola in prima pagina Il Giornale in riferimento alla liberazione della cooperante italiana Silvia Romano. “Abbiamo liberato un’islamica”, spara in prima pagina Libero di Vittorio Feltri. Da cittadino italiano e da imam di Firenze quali sensazioni prova di fronte a questi titoli?

Quei titoli e gli articoli che li sostengono sono una vergogna. Questi cosiddetti giornalisti, ma faccio davvero fatica a definirli tali, per l’ennesima volta dimostrano di non aver capito cosa è l’umanità e che cosa è essere italiano. Perciò hanno bisogno di qualche lezione di civiltà e di leggere la nostra Costituzione. E se non riescono a farlo, possono rivolgersi a noi. Siamo disponibili a fargli lezioni gratis”.

In quei titoli, islamica diventa un insulto, una sorta di marchio di infamia e di tradimento.

“Questa è propaganda, cattiva propaganda, non è giornalismo. Il giornalismo è una professione molto bella e di grande civiltà, ma non di ignoranza. Con quei titoli e quegli articoli dimostrano che nel nostro paese qualcuno è islamofobo”.

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Eppure in questi mesi di drammatica emergenza sanitaria, da più parti si è detto e scritto che di fronte al Covid-19 siamo tutti sulla stessa barca, indipendentemente dal censo, dalla fede che si professa, dall’appartenenza etnico-religiosa e dagli orientamenti politici…

“Per chi conosce la dimensione umana e la responsabilità, in questo momento così drammatico e impegnativo, operare per essere tutti uniti dovrebbe essere un imperativo etico. Di fronte a questa realtà dobbiamo lavorare di più sul dialogo, per superare queste voci anomale, perché crediamo che la conoscenza dell’altro può creare ponti e non muri”.

Se potesse rivolgersi a Silvia Romano, cosa le direbbe?

“La prima cosa: come stai? L’importante è lei, la persona. Poi certamente anche sapere come ha passato questi 18 mesi e la ringrazierei per tutto ciò che ha fatto come volontaria in Africa, a sostegno dei più deboli e indifesi, in primo luogo dei bambini. E per curiosità umana, capire anche la sua conversione”.

Tra i non demonizzatori, c’è chi adombra l’ipotesi che Silvia Romano si sia convertita a forza…”.

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Da quello che abbiamo potuto leggere, lei si è convertita leggendo il Corano. E il primo verso del Corano recita: ‘Nel nome del Signore, il compassionevole, il misericordioso”. Questo è lo spirito dell’Islam. Poi, come abbiamo sottolineato sempre, spetta a noi, uomini e donne, di mettere in pratica questi valori. Spesso si dice che le religioni sono violente, che alimentano l’odio, addirittura che scatenano guerre, ma questo non è vero! Dobbiamo lavorare su noi stessi e delle volte, purtroppo, siamo violenti e creiamo odio di fronte agli altri”.

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