Ci sarà più altruismo o più egoismo? ”Un paese incerto e spaesato. Mancano un traguardo e un ritmo, soprattutto si avverte l’assenza di un sentimento unitario. Ne usciamo più divisi che mai: la pandemia ha profondamente segnato la Lombardia mentre nel mezzogiorno non è stata vissuta la stessa tragedia”.
Così in un’intervista al Quotidiano del Sud il sociologo Giuseppe De Rita, fondatore e presidente del Censis.
Ma per riacquisire il sentimento unitario non bastano ”due minuti. Come avvenne nel ’45 sarebbe necessario uno choc vero, un grande stimolo per una ripresa. Spesso si paragona questa pandemia alla guerra ma chi ha visto gli eventi bellici sorride al confronto. Rimanere chiusi in casa per due mesi è una choc morbido, non è tale da suscitare una voglia di riscatto collettivo”.
Quanto al clima sociale, De Rita sottolinea che ”la delazione è un fenomeno che c’è stato, cui ho assistito anch’io nel mio quartiere di Roma ma più che su questo aspetto mi soffermerei sulla paura, che è il sentimento che lo ha scatenato. Dalla paura deriva la rabbia che deve sempre rivolgersi contro qualcuno, in questo caso il nemico non era definito perché il coronavirus è un batterio e allora il nemico lo si è cercato in coloro che contravvenivano alla propria paura. Di qui le delazioni e gli insulti al condomino perché senza mascherina”.
Sulla stabilità democratica per il sociologo ”non sono due Dpcm a minacciarla e nemmeno i poteri assegnati in modo provvisorio a un comitato tecnico scientifico. Si tratta di una verticalizzazione del potere che periodicamente è avvenuta in momenti di emergenza della nostra storia”.
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