Il danno più profondo del Covid-19
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Il danno più profondo del Covid-19

Quante volte abbiamo visto giovani coppie innamorate cenare tête à tête al ristorante con gli occhi incollati ai loro smartphone? Poi hanno cominciato a farlo i genitori. E infine è toccato agli anziani.

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David Grieco Modifica articolo

26 Maggio 2020 - 14.55


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Negli ultimi anni, abbiamo discusso a lungo su come le nostre vite stavano diventando delle vite sempre meno reali e sempre più virtuali.

Tante volte abbiamo dato voce a questa sottile e progressiva inquietudine quando ci capitava di osservare gli sguardi dei ragazzi immersi nei loro telefonini seduti ovunque: in casa, a tavola, persino al cinema.

Quante volte abbiamo visto giovani coppie innamorate cenare tête à tête al ristorante con gli occhi incollati ai loro smartphone? Poi hanno cominciato a farlo i genitori. E infine è toccato agli anziani.

Per non parlare delle orecchie, sempre dotate di cuffie, sempre piene di musica, musica ininfluente che fluisce come un rumore di fondo per accompagnare una realtà che sembra non esistere più.

Da tre mesi a questa parte, dall’avvento della pandemia, non parliamo più di questo argomento.

Da tre mesi a questa parte, da quando Covid-19 è diventata la parola d’ordine di tutta l’umanità, viviamo così e basta.

Ci parliamo e ci vediamo in questo modo.

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Compriamo tutto ciò che ci serve o non ci serve in questo modo.

Facciamo ginnastica, in casa o in palestra, in questo modo.

Festeggiamo i nostri compleanni in questo modo.

Facciamo persino sesso in questo modo.

E partecipiamo a eventi cosiddetti pubblici in questo modo.

Le nostre vite sono ormai tutte su WhatsApp. Le nostre emozioni sono ormai tutte strettamente legate al cicalino del messaggio che ci è appena arrivato, alle due strisce colorate che segnalano l’arrivo a destinazione del nostro appello, o alla scritta sul display che ci indica che il nostro interlocutore ci sta scrivendo…

Il Covid 19 prima o poi se ne andrà. Ma anche quando saremo certi che non ucciderà più nessuno, come faremo a riprenderci le nostre vite reali?

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