In un paese democratico che si è liberato da una dittatura sanguiraria dovrebbe essere la normalità. E invece non lo è visto il fascismo di ritorno, una destra nella quale c’è un continuo sdoganamento di Mussolini e di Hitler.
Ma l’Italia democratica nata dalla Resistenza l’antifascismo lo ha scritto fin nella Costituzione.
”Reazioni gravi e scomposte che ci inducono ad intervenire con questa lettera indirizzata ai cittadini in nome dei quali amministriamo la giustizia”. Inizia così la lettera aperta promossa da oltre 500 magistrati e nata dal ‘basso’, fuori dalle correnti e dai loro vertici, per difendere la libertà di ogni singolo magistrato e il suo dovere di dirsi antifascista. Nella lettera, che in queste ore è ancora oggetto di sottoscrizione, i promotori spiegano: ”Poiché siamo magistrati, la professione di antifascismo non ci può indignare: siamo al servizio di uno Stato che è nato dalla lotta al fascismo e dalla sua sconfitta. Dobbiamo rispettare la Costituzione – si legge nel testo- i cui principi sono incompatibili con il fascismo in tutte le sue declinazioni storiche. La Costituzione, cui abbiamo giurato fedeltà nel giorno in cui abbiamo iniziato a svolgere il nostro lavoro, vieta la ricostituzione del partito fascista”.
”Esercitiamo le nostre funzioni senza pregiudizi e lasciando le nostre idee fuori dalle decisioni: lo facciamo perché – spiegano – è nostro dovere primario garantire libertà e diritti dei cittadini; quelle libertà e quei diritti che il fascismo calpestò creando un ordine giudiziario asservito alla volontà del regime. Per queste ragioni- concludono – dobbiamo essere e siamo antifascisti e sarebbe giusto indignarsi se non lo fossimo.”