Nelle ultime settimane c’è stata una parte non secondaria degli opinionisti politici (evidentemente sedotti da ciò che emergeva nei sondaggi) che raffigurava Giorgia Meloni come una esponente della destra responsabile, al contrario dell’improbabile Matteo Salvini, primatista nel dire tutto e il suo contrario.
Personalmente non ho mai avuto dubbi, ma certo è che l’appello a non scaricare la app Immuni non ha nulla di patriottico ma è solo parte del disegno sfascista (con la S) di una destra che passata l’emergenza si è messa a speculare sulla crisi scatenata dal coronavirus e ad avvelenare tutti i pozzi politici è un po’ un gettar via la maschera.
Ma a ben vedere la post-missina Giorgia Meloni la maschera non se l’è mai tolta ed è sempre stata quello che è: una estremista di destra, che evita di parlare di fascismo mentre lei e il suo partito sono legati mani e piedi ai fascisti, ai nostalgici del fascismo e alla famiglia Mussolini i cui rampolli trovano gentile ospitalità delle liste.
Giorgia Meloni è l’estremista della destra che sguazza a Verona nella kermesse oscurantista nella quale si ragiona su come eliminare le conquiste civili, che in Europa è amica di quell’Orban liberticida e nemico dell’Italia e, peggio ancora, dei fascisti e filo-franchisti spagnoli di Vox.
Giorgia Meloni che da sedicente patriota il 2 giugno ha usato la festa della repubblica per partecipare ad una ammucchiata senza rispetto delle regole e che per molto meno – il 25 aprile – aveva tuonato contro pochi ragazzotti che ricordavano la Liberazione dal nazi-fascismo. Ossia quella festa che lei e quelli come lei vorrebbero abolire al pari di Bella Ciao e che viene volgarmente boicottata dai sindaci dei comuni nei quali amministrano.
E poi le strade che vengono intitolate ad Almirante e altri esponenti fascisti e l’opposizione a chi vuole togliere le cittadinanze onorarie a Mussolini.
Gli attacchi all’Anpi e ai partigiani.
Ai regolamenti comunali che subordinano l’uso degli spazi pubblici a una dichiarazione di accettazione della Costituzione e a ciò che ne deriva.
La continua richiesta di blocchi navali nel Mediterraneo, la richiesta di affondare le navi delle Ong (fatti sbarcare passeggeri e equipaggio) la sua spregiudicata partecipazione alla campagna su Bibbiano, uno dei punti più alti di strumentalizzazione politica.
La sistematica denigrazione dei migranti nei social, gli strepiti contro gli avversari politici e non una parola di condanna sul raduno fascista del Circo Massimo.
La solidarietà alla sovranista Lorella Cuccarini mentre sulle sue pagine sono piene di rigurgiti islamobobi.
La Meloni dei bot patriottici, quella che “gli italiani devono stare a casa per il lockdown mentre i migranti girano liberi”.
La Meloni che strizza l’occhio ai furbetti mentre tuona contro la limitazione del contante che è il primo strumento dell’evasione, del lavoro nero, delle scommesse clandestine e chi più ne ha più ne metta.
La Meloni contro Richard Gere, quella che le Sardine sono un complotto di Prodi. Anzi no del Pd. Anzi no di Soros.
Quella che ai suoi comizi è pieno di saluti fascisti e che minacciava la piazza se Salvini fosse stato processato per la Gregoretti.
Ruby è la nipote di Mubarak, le zucchine di mare e la strage di piazza Fontana la ricorda senza dire che fu fascista.
Quella che non sia mai tassare i ricchi per aiutare i poveri.
Statista? Responsabile? Il primo che lo dice lo mandiamo a raccogliere le zucchine di mare.
(M. Vic.)
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