Ve lo ricordate il Conto Protezione di cui parlava il capo della P2 Licio Gelli? E Mario Chiesa il ‘mariolo, che in realtà non si arricchiva a titolo personale facendosi dare le tangenti per il Pio Albergo Trivulzio ma era parte integrante di un sistema?
E la corruzione Eni-Sai? Le le bustarelle per la metro milanese? E Enimont? E i fondi neri di Eni e di Montedison?
E le decine di faccendieri, assessori, consiglieri e compagnia cantante presi con le mani nella marmellata?
Non ci fu procura italiana, una voltà che saltò il tappo dell’omertà e delle coperture giudiziarie, che non si trovo di fronte a decine di casi di corruzione.
Fu uno tsunami, altro che un’invenzione.
Purtroppo tanti non se le ricordano o le hanno volute dimenticare perché la vicenda Berlusconi è parte integrante di un tentativo di riscrivere la storia giudiziaria del paese trasformando una classe politica largamente corrotta e che tutta insieme collezionò anni e anni di galera per vittima di qualche non meglio precisato complotto.
Ci vuole una bella faccia tosta. E infatti non manca. La ricostruzione storia di quel periodo ricco di condanne definitive fatta da Claudio Martelli è sconcertante.
E che ha detto? “Il plotone di esecuzione per Berlusconi? Lo conosciamo bene, è quello che ha preso la mira su di noi nel 1993, decidendo di far fuori una classe politica. Magistrati animati da un interesse politico: Berlusconi è stato l’italiano più perseguitato della storia. Non so più quante indagini, ispezioni, iniziative giudiziarie ha subìto nella vita. Doveva essere eliminato dalla scena politica, e alla fine sono riusciti a eliminarlo. Con processi-farsa, come oggi apprendiamo dalla viva voce degli artefici”.
Ha poi aggiunto Martelli: “Anche Craxi e io siamo stati messi nello stesso mirino – aggiunge Martelli -, dovevano farci fuori dalla scena pubblica, e ci hanno dato la corsia preferenziale. Dovevamo essere processati subito, platealmente. Dunque il metodo del plotone d’esecuzione si era perfezionato con noi, e i soggetti d’altronde erano gli stessi: la Procura di Milano”.
Quanto all’audio contenente le rivelazioni del giudice Franco sulla sentenza pilotata, Martelli chiosa: “Non c’è una novità vera, erano cose note. Adesso però c’è il corpo del reato. E lì, steso sul tavolo anatomico. Registrazioni, ammissioni. Intanto a Berlusconi è stata fatta una guerra mortale”, una guerra innescata “per fare il proprio gioco”, evidenzia l’ex ministro, “i pm non aiutano questo o quel partito, i pm sono un partito. Borrelli all’apice di Mani Pulite fece sapere al presidente della Repubblica di “essere a disposizione” per formare un governo. Di Pietro formalizzò la cosa costituendo un partito e facendo il ministro. Mentre una classe dirigente intera scomparve”.
Il disegno, secondo Martelli, è stato quello di “tenere in scacco la politica, comportandosi da eversori che si sostituiscono alle istituzioni democratiche, tenute a bada con minacce e ricatti. In Sud America le forze armate tengono sotto controllo le istituzioni facendo quello che chiamano “un poquito de fracaso”. Accendono i carri armati e li fanno andare avanti e indietro nelle caserme. Non ne escono, ma mettono paura: i politici capiscono e abbassano la testa. Da noi non le forze armate ma la magistratura ha usato il “fracaso” per far sentire il suo potere. Le sirene delle volanti. Il tintinnar di manette”. Martelli poi aggiunge: “Alla fine lo ha detto lo stesso Borrelli, nel 2012: “Dobbiamo chiedere scusa agli italiani, non valeva la pena buttare il mondo precedente per cadere in quello attuale”. La confessione di chi capisce di aver compiuto un colossale errore. Hanno distrutto la politica dei vecchi partiti e si sono trovati Berlusconi in campo. Allora hanno iniziato questa guerra a Berlusconi e si trovano con i populisti”.
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